La balbuzie è uno dei più diffusi disturbi del linguaggio; è un disordine che si caratterizza per il fatto che la fluenza del linguaggio non è scorrevole, bensì interrotta da ripetizioni e/o prolungamenti di parole, di suoni o di sillabe e da pause silenziose non volontarie durante le quali il balbuziente (è questa la definizione del soggetto affetto da balbuzie) non riesce a produrre alcun suono vocale. Il disturbo interessa soprattutto gli uomini (rapporto 4:1).
Sono molte le definizioni della balbuzie; una delle più interessanti è quella di Watkins et al.: “disordine di selezione, iniziazione ed esecuzione di sequenze motorie necessarie per una fluente produzione vocale”.
La balbuzie ha diversi gradi di gravità; in alcuni casi, infatti, il problema è appena riconoscibile, mentre in altri casi può arrivare a compromettere notevolmente la qualità della comunicazione verbale.
È facile comprendere come, nei casi più gravi, il disturbo possa avere ripercussioni di una certa importanza sullo stato emotivo del soggetto; a seconda dei casi la persona può avere ritrosia nel parlare per la paura di iniziare a balbettare oppure essere intimorita dal fatto di dover pronunciare determinate consonanti e/o vocali per paura di essere derisa o compatita.
Si tratta di situazioni che possono portare la persona a isolarsi, ad avere una scarsa autostima, senza contare l’ansia o lo stress che possono conseguirne. Nei soggetti più giovani può esserci anche la paura di azioni di bullismo.
I balbuzienti sono spesso considerati persone ansiose, ma, a tutt’oggi non è stato provato che la balbuzie sia un sintomo dell’ansia; è più probabile il contrario, ovvero che l’ansia sociale si scateni in un soggetto a causa della sua balbuzie.
Nei soggetti affetti da balbuzie situazioni stressanti o di nervosismo acuto possono scatenare il balbettamento, ma né lo stress né il nervosismo sono considerati fra le cause del disturbo.
Nel medesimo soggetto, la balbuzie non ha sempre lo stesso grado di gravità, infatti, ci sono giorni in cui il problema è assente, altri in cui il problema è di lieve portata e altri ancora in cui la gravità è notevole.
Classificazioni della balbuzie (www.ist-balbuzie.com)
Esistono diverse classificazioni del disturbo; fra quelle più usate ricordiamo quella effettuata in relazione al blocco:
- balbuzie tonica (caratterizzata da un arresto all’inizio della parola –fonema o sillaba iniziali- con prolungamenti del suono)
- balbuzie clonica (caratterizzata da ripetizioni o del fonema iniziale o di tutta la parola)
- balbuzie mista (sono presenti sia la forma tonica che la forma clonica con prolungamenti e ripetizioni)
- balbuzie palilalica (caratterizzata da una ripetizione spasmodica di una sillaba che non ha attinenza con la frase che si intende pronunciare)
e quella in relazione alla localizzazione anatomica del blocco:
- balbuzie labio-coreica (caratterizzata da movimenti involontari di lingua e labbra –corea, danza delle labbra- con conseguenti difficoltà nella produzione delle consonanti labiali p e b, delle consonanti labio-dentali f e v e delle consonanti dentali t e d)
- balbuzie gutturo-tetanica (caratterizzata da rigidità dei muscoli della faringe e della laringe –spasmi- che rendono particolarmente difficoltosa la pronuncia delle consonanti gutturali c, g e k).
Balbuzie primaria e balbuzie secondaria (www.ist-balbuzie.com)
La principale classificazione è comunque quella che suddivide la balbuzie in primaria e secondaria. Tale classificazione prende in considerazione il momento d’insorgenza del disturbo e le caratteristiche del disturbo stesso.
La balbuzie primaria (nota anche come balbuzie di rodaggio o pseudobalbuzie) è un disturbo piuttosto comune; si stima, infatti, che il problema interessi il 30% degli infanti, in particolar modo di sesso maschile; di norma la balbuzie primaria scompare spontaneamente senza che sia necessario ricorrere a logopedia o riabilitazione del linguaggio.
Una delle principali raccomandazioni relative alla pseudobalbuzie è quella di non correggere mai il soggetto durante il suo eloquio; è ritenuto infatti deleterio, per il bambino, l’aiuto da parte dell’adulto in questa particolare fase; è il bambino che deve essere in grado di capire da solo il proprio problema. Vanno ovviamente eliminati anche tutti i giudizi negativi e gli atteggiamenti canzonatori relativi al problema; i giudizi negativi e gli atteggiamenti di scherno sono infatti i principali fattori predisponenti alla cosiddetta balbuzie vera.
La balbuzie secondaria (o vera) è un problema decisamente più serio della pseudobalbuzie. Essa si manifesta, di norma, in quel periodo dell’esistenza che va dai 6 ai 14 anni di età. È molto improbabile (anche se non impossibile) che la balbuzie vera si manifesti in età adulta.
Il problema interessa circa l’1% della popolazione mondiale (tasso di prevalenza), anche se il tasso di incidenza è 5 volte superiore; sono cioè molte di più le persone che nel corso della vita hanno sofferto di balbuzie. La differenza fra il tasso di prevalenza e quello di incidenza si spiega con il fatto che la condizione di balbuzie tende, come già accennato, a regredire spontaneamente nel giro di un anno, un anno e mezzo dal momento in cui si è registrata la sua insorgenza (l’età media di insorgenza della balbuzie è 32 mesi).
Cause della balbuzie
Le cause della balbuzie sono la questione maggiormente dibattuta. Gli studi più recenti sostengono l’idea che il disturbo abbia origine multifattoriale e, quello che si può dire con un certo grado di sicurezza è che nessun singolo fattore ha mostrato di esserne la causa. Si è visto che la balbuzie ha la tendenza ad avere un certo grado di familiarità e alcune ricerche piuttosto recenti hanno mostrato che il disturbo ha, perlomeno in alcuni soggetti, origini genetiche. Buona parte degli autori ritengono che una predisposizione alla balbuzie abbia un’origine ereditaria, ma riconoscono altresì che la sua espressione possa essere fortemente condizionata dall’ambiente.
Nella maggior parte dei casi, le cause delle disfluenze verbali vanno ricercate in ansie, paure o traumi psicologici che il soggetto ha subito nei primi anni di età. In molti casi, il soggetto balbuziente è spesso affetto da tic e da disordini del movimento (discinesie) che sono essenzialmente dovuti al disagio che il soggetto avverte nel momento in cui deve avere un colloquio con altre persone.
Chi è affetto da balbuzie, nel momento in cui si trova a dover parlare con altre persone, prova spiacevoli sensazioni ansiose legate alla paura di sbagliare e di essere giudicato in modo negativo dagli interlocutori.
La persona che balbetta ha alcuni tratti di personalità caratteristici: ansia, aggressività, impulsività, introversione.
Il grado del difetto può variare, anche notevolmente, a seconda delle situazioni in cui il soggetto si trova, fino a scomparire completamente. Benché le persone balbuzienti siano assolutamente normali sotto tutti gli aspetti (la disfluenza verbale non dipende da un deficit mentale, ma solamente dalla scarsa capacità nel formulare fluidamente un discorso), il loro disagio nel comunicare può creare problemi anche gravi nella vita quotidiana.
È opportuno chiarire che il timore del giudizio degli altri e la paura di non essere all’altezza della situazione e le sensazioni di inadeguatezza e imbarazzo che il balbuziente si trova spesso a provare non sono i fattori predisponenti il disturbo, bensì elementi a esso conseguenti.

La balbuzie avere ripercussioni di una certa importanza sullo stato emotivo del soggetto
Rimedi
Si è osservato che quanto prima si interviene terapeuticamente, tanto migliore è la prognosi (se il disturbo non viene trattato tende alla cronicizzazione e può consolidarsi in modo tale da divenire refrattaria a qualsivoglia trattamento di tipo terapeutico).
Nelle forme più recenti si procede come per i ritardi semplici del linguaggio, mentre per le forme presenti da più tempo è necessario ricorrere a metodi di decondizionamento.
I trattamenti consistono in una rieducazione ortofonica per recuperare il controllo dell’articolazione della parola, con esecuzione di esercizi sistematici, rieducazione dell’atto respiratorio, del ritmo della fonazione, della ripetizione sillabica e dell’impostazione della voce.
L’obiettivo è quello di far sì che il balbuziente riesca a sincronizzare i movimenti articolari e quelli respiratori. Possono anche essere adottate terapie miste, a carattere rieducativo e psicoterapeutico, quando si ritiene che la balbuzie sia connessa a un quadro più generale di disadattamento alla vita di relazione. Nel caso in cui il paziente sia un bambino, è spesso opportuno attivare una terapia familiare, coinvolgendo i genitori per incoraggiarli a comprendere le difficoltà del figlio e a individuare vie alternative di interazione.
Crediti
Dott. Antonio Bitetti
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