Botulino è un termine con il quale ci si riferisce a un microrganismo anaerobio obbligato e sporigeno appartenente al genere Clostridium, il Clostridium botulinum.
Il botulino produce sette esotossine con sierotipo differente; tali tossine vengono indicate con delle lettere che vanno dalla A alla G.
Il botulino può contaminare gli alimenti rendendoli particolarmente pericolosi per la salute umana; l’intossicazione da botulino può infatti causare la morte per paralisi respiratoria e conseguente asfissia; questa severa intossicazione alimentare è trattata nel nostro articolo Botulismo.
A cosa serve in campo farmaceutico
Il botulino viene da diversi anni utilizzato a fini terapeutici per il trattamento di diverse malattie connesse all’eccessiva contrazione dei muscoli.
Quella del botulino è stata la prima tossina a essere utilizzata in campo medico per scopi curativi, grazie alla sua naturale capacità di bloccare la trasmissione dei segnali nervosi ai muscoli. Questa sua caratteristica, utilizzata in modo appropriato e soprattutto controllato, viene fatta valere soltanto sui muscoli interessati, senza ovviamente impedire il funzionamento degli altri.
Successivamente il botulino ha trovato impiego anche per la cura di alcune patologie del sistema nervoso (distonie): classici esempi sono il torcicollo spastico, i crampi degli scrittori e dei musicisti, i tic nervosi (tra i quali varie forme di balbuzie) e gli spasmi dei muscoli della vescica. In certi casi la tossina botulinica viene adoperata per risolvere problemi di sudorazione eccessiva (iperidrosi), andando ad agire direttamente sulle ghiandole sudoripare delle zone maggiormente coinvolte (ascelle, palmi delle mani e piante dei piedi).
Nel nostro Paese l’utilizzo del botulino è stato autorizzato dal Ministero della Salute soltanto nel 2004, limitatamente al solo farmaco Vistabex (noto come Botox negli USA e in Inghilterra e come Vistabel in terra francese). L’uso della tossina botulinica è strettamente riservato ai medici specialisti in chirurgia plastica, dermatologia, chirurgia maxillofacciale e neurologia.
Di seguito alcune indicazioni riportate sui foglietti illustrativi del Vistabex.
VISTABEX è indicato per il temporaneo miglioramento delle rughe verticali, di grado da moderato a grave, tra le sopracciglia al corrugamento, negli adulti di età <65 anni, quando la gravità di tali rughe ha un importante impatto psicologico per il paziente.
Posologia e modo di somministrazione
Poiché le unità di tossina botulinica sono diverse a seconda dei medicinali, le dosi di tossina botulinica non sono intercambiabili con quelle di altre preparazioni.
Ci sono limitati dati clinici di studi di fase 3 eseguiti con VISTABEX nei pazienti con età superiore ai 65 anni (omissis). Fino a che non saranno eseguiti ulteriori studi clinici in tali gruppi di pazienti, non è raccomandato l’uso di VISTABEX nei pazienti con età superiore ai 65 anni.
La sicurezza e l’efficacia di VISTABEX nel trattamento delle rughe verticali di espressione tra le sopracciglia (dette rughe glabellari) non sono state dimostrate negli individui di età inferiore ai 18 anni.
Dal 2010 è presente una nuova tossina botulinica (con caratteristiche molto simili al Vistabex) autorizzata dal Ministero della Salute che si chiama Azzalure prodotto dalla Galderma.
A cosa serve nella cosmetica
Solo negli ultimi anni (dal 2002) il botulino è entrato a far parte della folta schiera di prodotti utilizzati a scopo cosmetico. La forma di botulino utilizzata è sempre quella di tipo A e i suoi impieghi più frequenti sono relativi alla riduzione delle rughe del viso, classico e naturale inestetismo che sopraggiunge inevitabilmente dopo una certa età (in media dopo i 65 anni).
La causa della formazione delle rughe è legata prevalentemente ai numerosi stati emotivi che sottopongono il viso a un continuo alternarsi di contrazione e rilascio dei muscoli coinvolti, soprattutto nelle zone ai lati del naso e tra le due sopracciglia, senza dimenticare la fronte e le aree attorno agli occhi, che in presenza di rughe prendono il nome comune di “zampe di gallina”.

Il botulino è utilizzato da anni nella chirurgia estetica per il riempimento delle rughe, come alternativa a inteventi più invasivi.
Grazie all’iniezione della tossina botulinica (associata solitamente alla chirurgia cosmetica al laser) è possibile ridurre questi inestetismi (se non addirittura eliminarli nei casi migliori), donando al paziente un’espressione molto meno arcigna. I medici sconsigliano comunque di sottoporsi a questa procedura in zone delicate del viso, come quelle attorno alla bocca, poiché sussiste il serio rischio di compromettere l’uso dei muscoli della masticazione e di creare così gravi problemi anche nel parlare.
In Italia sono anche disponibili le cosiddette “creme a base di botulino”, reclamizzate con una certa enfasi. In realtà si tratta di prodotti che hanno una concentrazione decisamente bassa di derivati della tossina botulinica e pertanto la loro efficacia è praticamente nulla o comunque decisamente limitata.
Risultati e possibili effetti collaterali relativi al botulino
I tempi di azione del botulino in campo farmaceutico o cosmetico sono piuttosto rapidi. Mediamente basta una settimana per vedere i primi risultati (positivi in circa il 90% dei casi), ma basta anche poco per vederne calare gli effetti. Nel giro di 3-4 settimane la tossina botulinica non ha infatti più nessun tipo di effetto sulla zona soggetta a iniezione ed è per questo che bisogna periodicamente inocularne una certa quantità (le scadenze variano a seconda della zona e dell’individuo). Questo determina comunque nel tempo una perdita di tonicità da parte dei muscoli, che finiscono per diventare piuttosto flaccidi.
Seppur venga ormai ampiamente impiegato, non si deve mai dimenticare che la tossina prodotta dal botulino è uno dei più potenti veleni presenti in natura e che quindi bisognerebbe sempre rivolgersi a medici professionisti all’interno di strutture ben specializzate, evitando dunque comuni dilettanti o, peggio ancora, iniezioni fai da te, troppo pericolose e potenzialmente letali se mal eseguite.
Infine, va precisato che possono saltuariamente presentarsi lievi effetti collaterali dopo l’iniezione. Tra i più frequenti vanno segnalati i sensi di indebolimento dei muscoli trattati, nausea e lacrimazione nel caso delle iniezioni attorno agli occhi. Bisogna anche tener conto che il sistema immunitario può reagire producendo anticorpi in grado di riconoscere e neutralizzare la tossina, rendendo praticamente nullo il suo effetto.
Cenni storici
Vediamo innanzitutto, seppur molto brevemente, alcuni passaggi storici relativi al botulino.
È necessario tornare al lontano 1793, anno in cui Justinius Kerner (1786–1862), un medico tedesco, indagava sulle cause di un’intossicazione alimentare avvenuta in seguito a un bacchetto nuziale tenutosi nella città di Bad Wildbald, in Germania. Kerner ritenne che la responsabilità dell’intossicazione dovesse essere attribuita a una sostanza contenuta nelle salsicce avariate che gli ospiti al banchetto avevano consumato; Kerner definì tale sostanza con il termine wurstgift (veleno della salsiccia).
Molto tempo dopo, nel 1895 per la precisione, il batterio responsabile fu isolato da Emile van Ermengem, un batteriologo belga che aveva una cattedra all’università di Gand. Il lavoro di van Ermengem fu pubblicato due anni più tardi, nel 1897. Van Ermengem aveva isolato il batterio in seguito a delle analisi compiute per spiegare un’epidemia alimentare verificatesi nella città belga di Ellezelles; i soggetti intossicati avevano mangiato prosciutto crudo. Vista la sua relazione patologica con le carni avariate, salumi in particolare (e non con la sua forma, come da alcuni ipotizzato), il microrganismo fu chiamato botulino (dal termine latino botulus, salsiccia).
Il batteriologo belga scoprì che la patologia che si verificava era un’intossicazione e non un processo infettivo.
Negli anni della Seconda Guerra mondiale negli Stati Uniti furono fatte delle ricerche allo scopo di sviluppare adeguate contromisure contro gli attacchi batteriologici, in particolare contro la tossina botulinica, ritenuta la più potente. Nel 1949 uno scienziato britannico, Arnold Burgen, coadiuvato da diversi colleghi, dimostrò che il botulino bloccava la trasmissione neuromuscolare; di qui l’ipotesi che la tossina botulinica potesse essere utilizzata a fini terapeutici. Fu un oftalmologo statunitense, Alan B. Scott, a utilizzare per primo il botulino in tal senso; nel 1973 sperimentò infatti la tossina botulinica su dei primati affetti da strabismo; otto anni più tardi, Scott fece i suoi esperimenti sull’uomo.
L’autorizzazione all’uso del botulino come strumento terapeutico fu dato dall’FDA (la Food and Drug Administration statunitense) nel 1979; l’ente statunitense (che ha lo scopo di garantire la sicurezza di tutti i farmaci, dispositivi medici, vaccini e prodotti biologici) autorizzò l’uso del sierotipo A (noto anche come BTX-A) per la cura dello strabismo. Dieci anni più tardi l’uso del botulino fu autorizzato anche per il trattamento del blefarospasmo.
Attualmente il botulino è legata al trattamento di numerose patologie, tutte caratterizzate da iperattività colinergica. I sierotipi utilizzati nei farmaci a base di botulino sono il sierotipo A e il sierotipo B.