Il bruxismo è la tendenza di un soggetto a serrare o digrignare i denti senza esserne consapevole. Si tratta quindi di un fenomeno che dà quindi luogo a un contatto forzato tra le superfici dei denti superiori e le superfici dei denti inferiori. Nelle forme più serie il rumore provocato dal contatto fra i denti può essere di intensità non minimale.
Da un punto di vista puramente tecnico, il bruxismo è un’attività parafunzionale dal momento che, a differenza di altri movimenti, come per esempio la masticazione, non assolve alcuna funzione; è, di fatto, un movimento inutile, non finalizzato ad alcuno scopo, e che in alcuni casi può addirittura essere dannoso.
Per quanto non possa essere considerato un disturbo particolarmente grave, il bruxismo non è quindi un tic totalmente innocuo.
Il bruxismo è un fenomeno relativamente frequente (si stima che interessi circa un decimo della popolazione generale, senza distinzioni relative a razza o età); a questo proposito sembra doveroso fare una precisazione; molti autori ritengono che la maggior parte della popolazione tenda a digrignare i denti e che quindi la percentuale di soggetti interessati sia decisamente superiore (circa l’80%); gli stessi autori però ritengono corretto parlare di bruxismo vero e proprio quando il fenomeno del digrignare i denti è caratterizzato da persistenza, frequenza e durata e da un’intensità tale da provocare a lungo termine complicazioni più o meno serie.
Secondo alcune fonti le percentuali di incidenza delle varie forme di bruxismo sono le seguenti:
- statico diurno: 20% circa della popolazione
- statico notturno: 10% circa della popolazione
- dinamico notturno: 8% circa della popolazione.
Classificazioni
In riferimento al tipo di movimento (serramento o digrignamento) si distingue fra bruxismo statico (cleanching, il soggetto serra i denti) oppure dinamico (grinding, il soggetto digrigna).
Il bruxismo statico è un fenomeno parafunzionale con contrazione isometrica della muscolatura masticatoria, mentre nel caso di bruxismo dinamico la contrazione è isotonica.
Il fenomeno può verificarsi sia di giorno che di notte, si parla quindi di bruxismo diurno o notturno; è comunque soprattutto quando un soggetto dorme che si verificano con più frequenza gli episodi serramento o digrignamento; tipicamente i movimenti (che hanno una durata di circa 5-10 secondi) hanno luogo durante la fase 2 del sonno (per approfondimenti si consulti il nostro articolo Sonno), tant’è che alcuni considerano il bruxismo come un disturbo del sonno al pari del russare o del sonniloquio. Sono stati riportati casi anche nel corso della fase REM del sonno, ma si tratta di un’evenienza molto rara.
Bruxismo – Cause
Le cause del disturbo non sono note; le ipotesi sui fattori eziologici sono numerose e controverse; in linea di massima si ritiene che le cause siano molteplici, spesso sovrapposte fra di loro e diverse da soggetto a soggetto. Si ipotizza che i fattori che entrano in gioco nel bruxismo siano di tipo locale, di tipo sistemico e di tipo psicologico.
Fattori locali – Tra i fattori locali che potrebbero originare il fenomeno vengono menzionati quei fenomeni che provocano delle alterazioni alla struttura dei denti e anche processi di tipo irritativo come, per esempio, le gengiviti.
Fattori sistemici – Tra i fattori sistemici vengono inclusi le carenze di tipo nutrizionale, i disturbi del sistema endocrino, i fenomeni allergici e i parassiti intestinali.
Fattori psicologici – Fra questi rientrano i disturbi della personalità e le condizioni stressanti. In letteratura sono molti casi di soggetti affetti da problemi mentali o da disturbi di tipo neurologico che soffrono di bruxismo.
Spesso il digrignamento dei denti è concomitante a disturbi del sonno come sonniloquio, enuresi notturna, crampi notturni e russamento.
Alcuni anni fa (2005), uno studio effettuato da ricercatori statunitensi segnalava che diversi farmaci possono provocare il bruxismo come effetto secondario; tra questi vi erano i farmaci inibitori della ricaptazione della serotonina (SSRI), i farmaci antidepressivi e i farmaci antipsicotici.
Diagnosi
Non sempre la diagnosi risulta agevole, in quanto si parla di un fenomeno del quale il soggetto è spesso inconsapevole; oltre alla rilevazione dei sintomi oggettivi e soggettivi, potrebbe essere opportuno effettuare una polisonnografia con registrazione elettromiografica della muscolatura masticatoria e registrazione audiovisiva del sonno.
Per facilitare la diagnosi e monitorare l’andamento del fenomeno nel corso della terapia si può ricorrere a un dispositivo particolare, il Brux Checker, una mascherina termostampata di spessore sottile (circa un mm) dipinta di rosso.
Bruxismo – Conseguenze
La forza generata dai movimenti indotti dal disturbo può essere veramente notevole; secondo quanto riportato da alcuni autori si può arrivare a forze decisamente superiori (da tre a dieci volte) a quelle esercitate durante la fase di masticazione.
Fra le conseguenze del bruxismo vi sono un incremento della sensibilità dei denti dovuta al continuo sfregamento; i denti più colpiti sono i canini e gli incisivi laterali.
A lungo termine il disturbo può provocare delle modificazioni nell’aspetto della dentatura; infatti l’usura dei denti (che negli anni tendono ad accorciarsi) e gli altri danni da essi subiti (in alcuni casi di bruxismo si arriva addirittura alla loro frantumazione) danno luogo a sgradevoli inestetismi; col passare degli anni, la muscolatura facciale, molto sollecitata, dà luogo a fenomeni di ipertrofia modificando l’aspetto della mascella. Alla lunga inoltre i soggetti affetti da bruxismo possono avvertire affaticamento dei muscoli della faccia, dolori alla testa, al collo e alle orecchie.
In casi più rari l’ipertrofia del muscolo massetere è causa del blocco dell’apertura delle ghiandole parotidi; tale fenomeno è associato a sintomi quali gonfiore, dolenzia, infiammazione locale e secchezza delle fauci.

Spesso il bruxismo è concomitante a disturbi del sonno come sonniloquio, enuresi notturna, crampi notturni e russamento.
Bruxismo – Rimedi
Come abbiamo visto il bruxismo può presentarsi sia nelle ore diurne (più raramente) o nelle ore notturne.
Nei casi di bruxismo diurno è possibile mettere in atto alcuni rimedi che consentano, nei limiti del possibile, di controllarlo. Se il problema si presenta solo in determinati momenti ben identificabili (per esempio durante il compimento di attività stressanti) si può tentare di mettere in atto strategie di autocontrollo ed evitare di digrignare i denti. Se invece il digrignamento dei denti non è facilmente prevedibile si dovranno escogitare alcuni stratagemmi per ricordarsi di quando in quando di verificare se non si stia digrignando i denti e intervenire di conseguenza.
Le strategie di cui sopra non possono ovviamente essere messe in atto durante il riposo notturno; in questi casi uno dei rimedi più consigliati è il ricorso al bite, il dispositivo in resina che generalmente viene inserito nell’arcata dentaria superiore e che può ridurre i danni da digrignamento (usura e frantumazione) dal momento che impedisce il contatto fra denti superiori e denti inferiori e riduce fra l’altro le sollecitazioni sui tessuti che sostengono i denti.
Allo stato attuale non esistono rimedi farmacologici per il bruxismo e, come abbiamo visto in precedenza, esistono medicinali che possono avere il bruxismo come effetto secondario.
Alcuni studi riportano che l’utilizzo di alcuni farmaci destinati alla cura di altre patologie ha determinato una riduzione o un’eliminazione della sintomatologia, ma i numeri riportati non sono tali da consentire di trarre conclusioni.