Chirurgia estetica: cos’è esattamente? La domanda sembra banale e la risposta sembra scontata, ma, se facessimo questa stessa domanda a mille persone, otterremmo probabilmente risposte molto diverse fra loro, anche se in molte di esse ritroveremmo, più o meno implicitamente, un giudizio poco lusinghiero di questa disciplina.
Ramo meno nobile della chirurgia? Deriva psicologica per persone mai contente di sé stesse? Apice del culto della propria immagine e del desiderio di una eterna giovinezza? Attenzione ai giudizi troppo superficiali; come vedremo nei paragrafi successivi, appare troppo semplicistico e appunto molto superficiale condannare in toto e senza appello la chirurgia estetica, magari rifacendosi a esempi limite di scempi chirurgici. Ma prima di addentrarci nel campo “filosofico”, cerchiamo di fare chiarezza da un punto di vista più “tecnico”.
La prima cosa che è doveroso chiarire è che “chirurgia estetica” non è sinonimo di “chirurgia plastica”; quest’ultima infatti è un ramo della chirurgia che a sua volta comprende due grandi discipline: la chirurgia estetica e la chirurgia ricostruttiva.
La differenza sostanziale fra queste due discipline è che la prima tratta difetti, congeniti o acquisiti, della fisionomia o della forma del corpo, mentre la chirurgia ricostruttiva tratta situazioni di tipo patologico che possono essere risolte in toto o parzialmente attraverso processi di ricostruzione o di demolizione/ricostruzione e che non comportano per il paziente esborsi di tipo economico in quanto vengono effettuati a carico del Servizio Sanitario Nazionale.
Una precisazione importante che ci aiuta a capire meglio la distinzione fra le due discipline: nel nostro Paese, a differenza di altri, non esiste una specializzazione in chirurgia estetica, mentre esiste quella in chirurgia plastica. Un qualunque medico chirurgo (ovvero un soggetto che ha conseguito la laurea in medicina e chirurgia) è per esempio sempre autorizzato a eseguire interventi di chirurgia estetica indipendentemente dal fatto che abbia o no una particolare specializzazione.
Per quanto una specializzazione possa rappresentare una garanzia in più per il paziente, non è detto che un chirurgo senza specializzazione sia meno capace di uno che tale specializzazione ce l’ha; potrebbe infatti essersi specializzato all’estero e avere ottime capacità indipendentemente dal fatto che la specializzazione non goda del riconoscimento ufficiale del nostro Paese.
Chirurgia estetica: sì o no?
Periodicamente sui media appaiono servizi di condanna più o meno velata della chirurgia estetica. Non è però ben chiaro se la condanna sia esistenziale o morale (intervento estetico come manifestazione di vanità). Se è esistenziale, perché gli stessi media non condannano sé stessi che con l’esaltazione del successo, della fama, della bellezza non fanno altro che fornire alibi a tanti giovani per l’intervento estetico che cambierà loro la vita?
Sì – Quando si migliora in modo nettamente oggettivo l’aspetto della persona. Si veda l’immagine sottostante, la persona ritrattta non appare più bella, è effettivamente più bella.
Questo esempio ci mostra che sul piano morale la chirurgia estetica non è facilmente condannabile: il soggetto non è automaticamente un apparente perché, se l’intervento è sensato e riesce, il soggetto non appare più bello, lo diventa, lo è. E la bellezza è sicuramente una condizione facilitante.

La rinoplastica è un intervento di chirurgia estetica grazie al quale è possibile correggere i difetti estetici della piramide nasale.
No – Personalmente riteniamo che la chirurgia estetica possa essere criticabile sul piano esistenziale quando si ricorre a essa illudendosi di risolvere facilmente problemi o difficoltà, evitando di andare a fondo e scoprirne le vere cause, preferendo cercare alibi o false soluzioni. È il caso di tutte quelle donne che si fanno ampi seni o labbra ipercarnose, convinte di avere più chance con gli uomini, senza accorgersi che molte modelle e attrici bellissime non hanno seni particolarmente grandi o labbra particolarmente sensuali.
Si noti la differenza con altri difetti fisici come un naso veramente orribile, un mento lunghissimo o cellulite irreversibile che necessita di una liposuzione (vedasi l’articolo sul grasso localizzato). In questi ultimi casi, tutti (o comunque la stragrande maggioranza delle persone) vedono il difetto estetico; nel caso del seno o delle labbra no (al maschile l’analogo del seno è rappresentato dai palestrati che credono che avere tanti muscoli sia condizione necessaria per avere belle donne; forse perché i tanti muscoli sono l’unico plus che hanno…).
In sostanza, chi vuole ricorrere alla chirurgia estetica dovrebbe chiedersi se l’operazione prescelta accresca in modo fondamentale la propria estetica e non si limiti a un solo leggero miglioramento che molti non giudicherebbero tale o del quale non si accorgerebbero. Dovrebbe chiedersi se l’operazione non è che una menzogna a sé stessi (la ragazzina che non sfonda e che dà la colpa al seno piccolo; la donna, comunque piacente, che non trova un uomo come si deve che dà la colpa alla bocca poco sensuale ecc.).
Certo molti potrebbero sostenere che se una persona si sente meglio con un grande seno perché non farlo? Perché se la sua valutazione è errata (cioè l’intervento le dà proporzioni ridicole per un osservatore esterno) probabilmente non saprà vedere la realtà che ha attorno e finirà comunque per fare molte altre scelte sbagliate.
Occorre pertanto partire da due domande fondamentali:
- perché la donna vuole rifarsi il seno?
- può l’intervento essere migliorativo?
La prima domanda probabilmente rivelerebbe lacune psicologiche notevoli (per esempio “perché la mia amica se lo è rifatto e ha trovato un ragazzo!”) nella maggioranza delle donne. Per esempio, se una donna è sposata è molto “dubbio” il fatto che voglia rifarsi il seno e si dovrebbe capire perché. In genere il rapporto non è ottimale (anche il caso in cui la donna si accorge che il marito è attratto da donne prosperose rivela una notevole incapacità di giudizio: non poteva accorgersene prima di sposarlo?). Se è ottimale, a che serve rifarsi il seno?
Sulla seconda domanda occorre essere pratici. Se ha una taglia 0 (zero) allora il ricorso all’intervento può essere sensato (ma non deve essere un obbligo) perché avere un seno “normale” può aiutare la sua femminilità.
Se ha un seno piccolo, ma normale, può solo illudersi che aumentandolo, aumentino le probabilità di sfruttare la sua “nuova” bellezza. Certo, se ha un seno tipo Pamela Anderson può sperare di catturare quegli uomini sensibili al maxiseno (che però forse è meglio lasciar perdere).
Con un’analogia, il seno è come l’altezza. Un uomo alto 170 cm (come lo scrivente) è basso (visto che la media in Italia è attorno ai 175 cm), ma se usasse scarpe con il tacco alto per sembrare più alto non sarebbe un apparente, sarebbe semplicemente un complessato e la strategia giusta è rimuovere il complesso, non assecondarlo!
Idem, la donna che ha il seno piccolo, ma non nullo, che vuole rifarselo, qualche complesso è bene che se lo tolga e che capisca che non è certo il seno piccolo che le impedisce di avere relazioni sociali soddisfacenti. Il seno rischia di diventare l’alibi per non rimuovere tante altre cose che non vanno.
Chirurgia estetica: gli interventi
Gli interventi di chirurgia estetica sono molto numerosi; alcuni di essi sono considerati di estrema banalità (il termine “banalità” però mal si addice a un intervento di chirurgia, quale che sia la specialità, dal momento che la possibilità di complicazioni, anche severe, può essere bassissima, ma mai nulla), altri sono invece ritenuti decisamente più complessi (vedasi per esempio l’addominoplastica).

“Chirurgia estetica” non è sinonimo di “chirurgia plastica”; quest’ultima infatti è un ramo della chirurgia che a sua volta comprende due grandi discipline: la chirurgia estetica e la chirurgia ricostruttiva.
Una lista esaustiva di tutti i vari interventi di chirurgia estetica risulterebbe lunghissima; qui ci limitiamo a elencare e a rimandare, nel caso si voglia approfondire uno specifico argomento, ai nostri articoli che trattano quelli più significativi (o comunque più noti):
- Seno; mastopessi (lifting del seno), mastoplastica
- Viso; lifting del viso, mentoplastica, otoplastica
- Naso e orecchie: rinoplastica, otoplastica
- Occhi: blefaroplastica
- Labbra: chirurgia delle labbra
- Addome e gambe: addominoplastica, lifting delle cosce, liposuzione e liposcultura
Un po’ di storia
Concludiamo questa nostra trattazione sulla chirurgia estetica con un breve cenno storico. Molti magari si chiedono quando sia nata questa disciplina. Molte fonti parlano di “origine antichissima” e citano documenti risalenti al 3000 avanti Cristo.
Affascinante, ma sinceramente un po’ forzato; parrebbe più corretto semmai parlare di chirurgia ricostruttiva piuttosto che di chirurgia estetica, la cui storia moderna inizia nel XX secolo quando vengono effettuati i primi interventi di otoplastica e di rinoplastica.
Se rimaniamo nell’ambito più generico della chirurgia plastica è possibile affermare che, con tutta probabilità, un notevole impulso a questo importante ramo della chirurgia è dovuto al tragico evento che segnò i primi decenni del XX secolo, la Grande Guerra; i traumi riportati dai feriti di guerra fecero fare enormi progressi alla chirurgia plastica, soprattutto a quella maxillofacciale; da allora, l’ascesa della chirurgia plastica e conseguentemente delle discipline a essa legate è stata sempre più inarrestabile.
Oggi, a torto o a ragione, l’importanza della chirurgia estetica è notevolissima e, volenti o nolenti, è difficile ignorare un fenomeno di tale portata.