Il clistere (enteroclisma) è una procedura con la quale, tramite un beccuccio o un tubicino (sonda) introdotto nell’ano, si effettua l’immissione di una soluzione liquida nel retto e nel colon.
Il clistere è detto anche rarissimamente enema o, in ambito ospedaliero, clisma.
Esistono diversi tipi di clisteri (clistere evacuativo, clistere carminativo, clistere di ritenzione, clistere a flusso refluo e clistere terapeutico) che sono utilizzati con finalità diverse.
Gli strumenti con i quali si possono praticare i clisteri sono di diverso tipo; in ambito domestico si utilizza generalmente un contenitore in gomma, di solito a forma di pera (per questo comunemente si parla di pera o peretta per clistere), dotato di un beccuccio piuttosto stretto e allungato; in ambito ospedaliero è più comune utilizzare invece una sacca (simile a quelle con cui si praticano le flebo) dotata di un lungo tubicino con una cannula rigida nella parte terminale e di un rubinetto; con questo tipo di strumento, per far scorrere il liquido da immettere nel retto, si deve posizionare in alto (a circa 50-60 cm dal soggetto) la sacca e poi aprire l’apposito rubinetto.
Clistere evacuativo
Una delle tipologie più utilizzate è il clistere evacuativo (o evacuante) che viene solitamente utilizzato per trattare la stitichezza oppure per risolvere una temporanea difficoltà nell’evacuazione legata alla presenza di un ammasso di feci dure e disidratate (fecaloma) che può formarsi nell’intestino crasso oppure all’interno di un diverticolo.
Si ricorre a un clistere evacuativo anche quando si deve preparare un paziente a un intervento chirurgico oppure a esami di tipo diagnostico generalmente relativi all’ultimo tratto dell’intestino. Il clistere evacuativo è inoltre utilizzato sia per alleviare i problemi di costipazione che spesso affliggono le donne in gravidanza sia per ridurre le sensazioni dolorose che si provano durante nella defecazione a causa di un’incisione chirurgica del perineo (episiotomia) oppure a motivo dell’applicazione dei punti di sutura nella zona vaginale (come avviene dopo il parto).
I clisteri evacuativi sono generalmente costituiti da mezzo litro o un litro di acqua tiepida nella quale sono state disciolte delle sostanze ad azione purgativa (spesso si tratta di glicerina); alcuni sostituiscono la glicerina con olio di oliva (da due ai quattro cucchiai per litro di acqua). In un recente passato, veniva talvolta utilizzato il sapone (circa 20 grammi ogni mezzo litro di acqua; alcuni lo consigliano ancora oggi), ma quest’ultima opzione è da evitare perché c’è il rischio di irritazioni; meglio ricorrere ad apposite soluzioni saline.
Clistere terapeutico
Un clistere terapeutico è un clistere a base di una soluzione medicamentosa; serve a introdurre uno o più farmaci ad azione locale o ad azione sistemica.
In alcuni pazienti con compromissione epatica, per esempio, si ricorre a clisteri con lattulosio per aiutare il soggetto a eliminare dall’organismo l’ammonio; il lattulosio, infatti, provoca una diarrea osmotica riducendo il tempo disponibile ai batteri intestinali per la metabolizzazione delle proteine in ammonio all’interno dell’intestino.
Anche la proctite ulcerosa può essere trattata tramite clisteri a base di corticosteroidi o mesalazina.
Un clistere terapeutico si rivela spesso un ottimo modo di somministrare farmaci qualora non sia possibile utilizzare altre vie (per esempio, in caso di patologie che inducono un vomito frequente oppure nel caso in cui il sistema digerente non sia in grado di metabolizzare correttamente il principio attivo da somministrare).
Il clistere a fini diagnostici
Clisteri a base di solfato di bario sono utilizzati per consentire l’esame radiografico del colon; questo tipo di clistere serve a valutare la salute intestinale e può fornire un certo aiuto sia nella diagnosi sia nella valutazione di patologie croniche infiammatorie dell’intestino quali, per esempio, il morbo di Crohn o la colite ulcerosa; l’esame può essere utile anche per rilevare la presenza di altri tipi di problemi (diverticolosi o poliposi). In un soggetto sano, il solfato di bario deve riempire uniformemente il colon e le radiografie devono mostrare un contorno normale dell’intestino, la sua pervietà e la regolarità della sua posizione. La somministrazione di solfato di bario tramite clistere è comunque una procedura invero sempre meno utilizzata.
Per approfondire si consulti l’articolo Clisma opaco.
Clistere “fai da te”
La pratica dell’enteroclisma è abbastanza comune anche in ambito casalingo (clistere fai dai te); generalmente la si utilizza per risolvere temporanei problemi di stipsi (stitichezza).
Per evitare fastidiosi inconvenienti è opportuno rispettare alcune regole; innanzitutto la soluzione che si andrà a utilizzare deve essere sterile (il nostro consiglio è quello di acquistare perette pronte usa e getta acquistabili in qualsiasi farmacia dove si potrà scegliere fra diverse dimensioni; esistono anche mini-perette che possono essere utilizzate nel caso di bambini molto piccoli); infatti, introdurre nel colon una soluzione non sterile espone al rischio di infezioni. Il volume della soluzione non deve essere mai superiore a 1.500 ml (di norma ci si limita a 500-1.000 ml), in particolar modo se si effettuano clisteri molto frequentemente (può essere il caso di persone lungodegenti che non sono in grado di evacuare le feci in modo autonomo).
In ogni caso, non si devono mai effettuare più di due clisteri al giorno; a seconda dei volumi di liquido, infatti, c’è il rischio di intossicazione da acqua che potrebbe portare a una condizione di iponatriemia.
È buona norma, prima di introdurre la cannula o il beccuccio, provvedere a lubrificarli in modo da prevenire fastidiose irritazioni.
Clistere e bambini
La pratica del clistere è piuttosto comune nei bambini; ovviamente i volumi devono essere adeguati alla loro taglia; di norma si consigliano 30 ml per ogni anno di età. La soluzione introdotta non deve essere né troppo fredda né troppo calda; la temperatura ideale è quella corporea (36-37 °C) e comunque non dovrebbe mai andare oltre i 37,5 °C; questo per evitare irritazioni a carico della mucosa intestinale. A livello igienico valgono a maggior ragione i suggerimenti fatti nel paragrafo precedente; il consiglio comunque, anche in questo caso, è di utilizzare le miniperette usa-e-getta acquistabili in farmacia.

La pratica del clistere è piuttosto comune nei bambini; ovviamente i volumi devono essere adeguati alla loro taglia; di norma si consigliano 30 ml per ogni anno di età.
Prima di praticare il clistere, comunque, è decisamente consigliabile leggere e rispettare le istruzioni contenute nel foglietto illustrativo presente nella confezione; fondamentale una corretta idratazione del canale anale prima dell’inserimento.
Controindicazioni
In linea generale il clistere è una procedura che comporta pochissimi rischi per il soggetto; quelli più probabili sono l’irritazione della mucosa rettale e gli squilibri elettrolitici.
I clisteri sono controindicati a coloro che sono affetti da colite ulcerosa, morbo di Crohn, appendicite, peritonite e sindrome emorroidaria; il clistere è altresì sconsigliato in presenza di emorragie intestinali. Coloro che soffrono di patologie cardiache o di insufficienza renale dovrebbero consultare il proprio medico curante prima di ricorrere alla procedura in questione.
Per approfondire: Idrocolonterapia.