La dialisi è una procedura medica grazie alla quale si attua una vera e propria sostituzione della funzione renale. La sua introduzione ha permesso di garantire la sopravvivenza ai malati di insufficienza renale cronica, una grave condizione patologica che comporta un lento, ma progressivo e irreversibile deterioramento della funzione renale. Infatti, fino agli anni ’60 del secolo scorso, chi non poteva sottoporsi al trapianto di rene, arrivava alla sindrome uremica terminale e inevitabilmente moriva nel giro di pochi giorni o alcune settimane. Ancora oggi, per coloro che sono affetti da insufficienza renale cronica e non possono, per una ragione o per l’altra, essere sottoposti a trapianto renale, la dialisi resta l’unica possibilità di trattamento.
Esistono due tipologie di dialisi: emodialisi e dialisi peritoneale.
Emodialisi
L’emodialisi è una tipologia di dialisi nella quale il sangue del paziente viene filtrato attraverso un dispositivo noto come rene artificiale. Il macchinario è dotato di una membrana che suddivide l’ambiente interno in due compartimenti; uno di essi contiene il liquido utilizzato per effettuare la dialisi, l’altro invece contiene il sangue che viene inviata al macchinario tramite un catetere posizionato sull’arteria.
L’effettuazione dell’emodialisi prevede inizialmente un piccolo intervento chirurgico; in pratica il chirurgo collega un’arteria a una vena per far sì che la parete di quest’ultima si irrobustisca e consenta in seguito di posizionare due aghi a ogni seduta di dialisi; il collegamento fra arteria e vena viene denominato fistola. Si tratta di un intervento che viene effettuato in anestesia locale e che deve essere programmato circa un mese prima di iniziare le sedute di emodialisi. La fistola può essere fatta anche con materiali artificiali; in questo caso si parla, più precisamente, di protesi (un piccolo tubo morbido e resistente che viene posizionato sotto la cute, come se fosse una vera e propria vena). Si ricorre alla protesi quando non sia possibile creare una fistola (vene troppo piccole o troppo deboli). Il sangue poi scorrerà attraverso la fistola (o attraverso la protesi).
In alcuni casi, l’emodialisi ha carattere di urgenza e, conseguentemente, non c’è il tempo per la creazione di una fistola; in queste circostanze viene inserito un catetere in una grossa vena del corpo (per esempio la vena giugulare, la vena succlavia o la vena femorale). Il catetere potrà essere lasciato temporaneamente oppure per sempre. Le fistole e i cateteri venosi vengono definiti tecnicamente come “accessi vascolari” ed è attraverso di essi che si è in grado di prelevare il sangue allo scopo di depurarlo. Una volta depurato il sangue viene nuovamente reinfuso nel paziente.
La stragrande maggioranza dei soggetti che si sottopongono a dialisi effettuano tre sedute settimanali; ciascuna di esse ha una durata di circa quattro ore.
Dialisi peritoneale
La diagnosi peritoneale si distingue dall’emodialisi in quanto il sangue viene trattato internamente al corpo; ciò è possibile grazie a un catetere che viene posizionato in una zona bassa dell’addome; tramite tale catetere si procede con l’infusione di un liquido per la dialisi nella cavità addominale del soggetto. Si tratta di un metodo che sfrutta come filtro la membrana che ricopre la cavità addominale, nota come peritoneo, quest’ultimo, come i reni, contiene moltissimi vasi sanguigni di piccole dimensioni, una caratteristica che lo rende utile quale dispositivo di filtraggio.
Si tratta di una forma di dialisi di natura continua e ciò la rende più simile al funzionamento del rene di quanto non lo sia l’emodialisi.
Il processo della dialisi peritoneale consta essenzialmente di tre fasi; la prima è quella di carico (il liquido viene infuso nella cavità addominale), la seconda è quella di attesa (il liquido infuso viene lasciato nella cavità per un certo periodo di tempo), mentre la terza è la fase di scarico, ovvero quella in cui il fluido viene scaricato come prodotto di scarto.
Considerazioni sulle due metodiche
Dal punto di vista dell’efficacia, le due dialisi sono sostanzialmente equivalenti; l’emodialisi consente una depurazione in tempi relativamente rapidi; nell’altra il processo avviene in modo graduale e continuo. L’emodialisi è il trattamento principale in caso di insufficienza renale acuta e viene consigliata anche nel caso di pazienti anziani in precarie condizioni di salute, mentre la dialisi peritoneale viene generalmente raccomandata quale prima forma di terapia sia nel caso di adulti affetti da malattia renale, ma che non sono affetti da altre gravi patologie, sia nel caso di bambini di età superiore ai due anni. Va detto comunque che il ricorso a un metodo piuttosto che un altro non ha carattere di definitività e, a seconda dei casi, si può passare da una metodica all’altra. Spetta allo specialista stabilire la tipologia di dialisi più idonea al singolo caso.

Si stima che in Italia siano circa 50.000 i pazienti in dialisi.
Dialisi – Limiti ed effetti collaterali
La dialisi è un trattamento fondamentale per chi soffre di insufficienza renale; la sua efficacia comunque è sicuramente influenzata da vari fattori fra i quali vanno citate l’età del paziente e l’eventuale presenza di altre patologie importanti (per esempio il diabete, l’ipertensione arteriosa, la malattia policistica renale, la glomerulonefrite ecc.); peraltro anche il tipo di malattia concomitante ha influenza sull’efficacia del trattamento; in linea generale, per esempio, coloro che sono affetti da malattia policistica renale o da glomerulonefrite hanno di norma una prognosi migliore rispetto a che hanno manifestato l’insufficienza renale quale conseguenza dell’ipertensione arteriosa o del diabete mellito.
Va anche ricordato che la dialisi, in molti casi, rimedia all’insufficienza renale non in maniera totale e quindi non rappresenta la cura definitiva, bensì un obbligatorio passaggio per arrivare al trapianto renale che, come noto è il trattamento che può rappresentare la svolta definitiva per chi soffre di insufficienza renale.
Si ricorda infine che la dialisi non è esente da effetti collaterali talvolta anche molto pesanti; fra le varie problematiche derivanti dalla dialisi vanno ricordate la stanchezza persistente, l’anemia, l’indebolimento osseo, l’ipotensione, il prurito, crampi muscolari, amiloidosi, infezioni stafilococciche, peritonite, aumento ponderale.
Alternative naturali
Inutile discuterne: se la scienza attuale non le riconosce è perché non sono efficaci e illudersi è molto pericoloso. Leggete Le autoguarigioni di Vaccaro per un caso pratico.