Disturbi alimentari è un’espressione generica con la quale si fa riferimento a vari quadri patologici relativi al rapporto tra un soggetto e l’alimentazione. Più tecnicamente, si parla di disturbi del comportamento alimentare (DCA). Nella più recente edizione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5, Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders) sono identificati con l’espressione disturbi della nutrizione e dell’alimentazione1.
I disturbi alimentari più noti sono senza ombra di dubbio l’anoressia nervosa2, la bulimia nervosa e il Binge Eating Disorder (noto anche come disturbo da alimentazione incontrollata), tuttavia, oltre a questi, il DSM elenca anche i seguenti: picacismo, disturbo di ruminazione, disturbo da evitamento/restrizione dell’assunzione di cibo, disturbo della nutrizione o dell’alimentazione con specificazione e disturbo della nutrizione o dell’alimentazione senza specificazione.
Alcuni di questi disturbi alimentari (picacismo, disturbo di ruminazione e disturbo da evitamento/restrizione dell’assunzione di cibo) riguardano prevalentemente l’età pediatrica.
In linea generale, i disturbi alimentari sono un problema diffusissimo, anche se alcuni di essi sono piuttosto rari; dai dati presenti in letteratura, emerge che tutti i DCA interessano più frequentemente i soggetti di sesso femminile; per esempio, nel caso dell’anoressia nervosa, il rapporto maschi/femmine è di 1 a 9, mentre nel caso della bulimia il rapporto e di 1 a 4; si deve però puntualizzare che, negli ultimi anni, si è osservata la tendenza a una certa crescita del numero di casi di soggetti di sesso maschile affetti da disturbi alimentari.
Vale la pena ricordare che pur essendo patologie di interesse psichiatrico e psicologico, i disturbi alimentari investono altre branche della medicina (endocrinologia, gastroenterologia, cardiologia, ematologia, ortopedia ecc.); tali problematiche, infatti, se non trattate per tempo e in modo adeguato possono cronicizzare e danneggiare in modo serio, talvolta irreparabile, vari organi e apparati; nei casi più gravi, le problematiche di salute innescate dai disturbi alimentari riducono drasticamente l’aspettativa di vita; per esempio, le ricerche mostrano che, nel caso di anoressia nervosa, il rischio di mortalità precoce nei soggetti colpiti è da 5 a 10 volte superiore rispetto a quella di soggetti sani della medesima età e dello stesso sesso.
Gli studi mostrano altresì che negli ultimi decenni si è registrato un progressivo abbassamento dell’età di insorgenza di tali patologie. È superfluo ricordare che, più precoce è l’esordio del disturbo, maggiori sono i rischi di problematiche gravi a carico di quegli organi e tessuti che si trovano ancora nella fase di accrescimento (si pensi, per esempio, al tessuto osseo e a quello nervoso).
I numeri
I numeri dei disturbi alimentari sono preoccupanti; secondo le stime fornite dal Ministero della Salute, nel nostro Paese, attualmente sono circa 3 milioni le persone affette da un disturbo del comportamento alimentare.
Queste problematiche, come accennato nel paragrafo precedente, colpiscono prevalentemente le donne (95,9% dei casi); nella gran parte dei casi, l’insorgenza della patologia avviene durante il periodo adolescenziale. Un dato molto negativo è il fatto che, sempre con maggiore frequenza, i disturbi alimentari insorgono in bambini nella fascia di età compresa tra gli 8 e i 10 anni. Attualmente, la fascia d’età più a rischio è quella che va dai 15 ai 19 anni circa. Rari, ma non nulli, i casi di disturbi alimentari che insorgono in soggetti adulti (over 40).
Le conseguenze derivanti dai disturbi alimentari sono la seconda causa di morte tra i giovani italiani.
Disturbi alimentari: Cause e fattori di rischio
Numerosi e di vario tipo sono i fattori di rischio per lo sviluppo di un disturbo del comportamento alimentare; fra questi vanno citati principalmente i seguenti:
- familiarità
- abuso di sostanze stupefacenti e/o alcoliche
- stati depressivi e stati emotivi negativi
- traumi infantili
- scarsa autostima
- perfezionismo
- emulazione estrema di determinati modelli estetici
- ecc.
Alcune categorie sembrano essere maggiormente a rischio; si fa riferimento soprattutto a quelle professioni in cui maggiore risulta la pressione socio-culturale verso modelli di magrezza; gli esempi più classici sono quelli delle modelle e delle danzatrici.

Disturbi alimentari è un’espressione generica con la quale si fa riferimento a vari quadri patologici relativi al rapporto tra un soggetto e l’alimentazione. Più tecnicamente, si parla di disturbi del comportamento alimentare (DCA).
Disturbi alimentari – Descrizione
Di seguito una breve descrizione dei vari disturbi alimentari citati dal Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali.
Anoressia nervosa – Fra i vari disturbi alimentari è probabilmente quello di maggiore gravità; si tratta di una malattia che è caratterizzata dalla paura di aumentare di peso; ciò porta il soggetto anoressico ad adottare continuamente comportamenti in grado di limitare l’aumento ponderale come, per esempio, diete particolarmente restrittive, vomito autoprocurato, utilizzo di lassativi, attività fisica estrema. Notevoli sono le limitazioni al consumo di cibo; nel medio lungo-termine, le conseguenze di tali limitazioni possono causare seri problemi a livello di salute generale. Per approfondire si consulti l’articolo Anoressia.
Bulimia nervosa – Anche la bulimia nervosa è un disturbo del comportamento alimentare di comprovata gravità; è caratterizzato da un incontenibile bisogno di mangiare, solitamente associato a un susseguente comportamento di compensazione, in particolare l’autoinduzione del vomito. È coretto precisare che pur trattandosi essenzialmente di un disturbo psichiatrico, in alcuni casi la sua origine è organica; in questi casi è uno dei segni che caratterizzano determinate malattie come, per esempio, il diabete mellito, l’ipertiroidismo o la teniasi. Per approfondire si consulti l’articolo Bulimia.
Binge Eating Disorder (BED) – Noto anche come disturbo da alimentazione incontrollata, è una condizione patologica che induce la persona a compiere grandi abbuffate di cibi, in modo vorace e molto rapido, fin quando non si sente del tutto sazia. Le cause non sono note; secondo alcuni autori, i soggetti affetti da questo disturbo avrebbero una scarsa autostima e le abbuffate non sarebbero altro che il modo di riempire il proprio vuoto interiore.
Diversamente da altri disturbi alimentari, il BED non interessa le fasce di età più giovani (bambini o adolescenti), ma soggetti di età compresa fra i 30 e i 40 anni. Differentemente da quanto accade nel caso di una persona bulimica, nel soggetto affetto da Binge Eating Disorder non vengono messi in atto meccanismi compensatori (autoinduzione del vomito, uso di lassativi ecc.), motivo per cui è comune il sovrappeso fra coloro che sono affetti da tale disturbo. Per approfondire si consulti l’articolo Binge Eating Disorder.
Picacismo – Noto anche come pica o allotriofagia, è un disturbo del comportamento alimentare che si caratterizza per il fatto che il soggetto consuma persistentemente (per un periodo di almeno un mese) sostanze né alimentari né nutritive quali, per esempio, carta, sabbia, gesso, terra, sabbia ecc. Il consumo di tali materiali non è appropriato in riferimento al livello di sviluppo del soggetto (non si effettua diagnosi di picacismo nei bambini di età inferiore ai due anni) e non fa parte di particolari tradizioni culturali. Può essere associato a problematiche di insufficienza mentale o a disturbi psicotici. In linea generale, il soggetto affetto da picacismo non ha avversione nei confronti degli alimenti. A seconda della quantità e del tipo di materiale ingerito, il picacismo può essere causa di notevoli problemi di salute; non sono infrequenti, per esempio, i casi di avvelenamento, intossicazione od ostruzione intestinale.
Disturbo di ruminazione – Noto anche come mericismo, è un disturbo alimentare che si caratterizza per il fatto che il soggetto rigurgita ripetutamente il cibo; questo poi può essere rimasticato, ingoiato oppure eliminato. Come per altri disturbi alimentari, i criteri per la diagnosi di disturbo di ruminazione sono ben delineati; per esempio, il rigurgito di cibo non deve essere attribuibile alla presenza di disturbi gastrici come per esempio la malattia da reflusso gastroesofageo o la stenosi del piloro; il disturbo poi, deve essere presente da almeno un mese e non deve manifestarsi durante il decorso di altri disturbi alimentari (Binge Eating Disorder, anoressia nervosa, bulimia nervosa ecc.); nel caso in cui i sintomi si manifestino nel corso di un disturbo mentale, devono essere sufficientemente severi da giustificare di per sé un’ulteriore attenzione medica.
Disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo – Anni addietro era considerato un disturbo tipico del periodo infantile, ma può essere diagnosticato anche in soggetti in età adulta. Si caratterizza, come si può facilmente intuire dalla denominazione, dall’evitamento del cibo o da una limitata assunzione di quest’ultimo, ne conseguono calo di peso, carenze nutrizionali, dipendenza da nutrizione parenterale o da supplementi nutrizionali da assumere oralmente, disturbi del funzionamento psicosociale. Ha come si vede, alcuni punti in comune con altri disturbi alimentari quali anoressia nervosa e bulimia nervosa, ma, a differenza di questi ultimi, non è presente nel soggetto alcuna preoccupazione relativamente a fattori estetici o al peso.
Disturbo della nutrizione o dell’alimentazione con altra specificazione – Fanno parte di questa categoria alcuni disturbi alimentari in cui sono presenti segni e sintomi caratteristici di un determinato DCA, ma che non soddisfano del tutto i criteri diagnostici; per esempio, nel caso di anoressia nervosa atipica, tutti i criteri diagnostici di anoressia nervosa risultano soddisfatti fatta eccezione per il peso del soggetto che risulta essere entro o al di sopra del range di normalità. Gli altri disturbi alimentari facenti parte di questa categoria sono la bulimia nervosa a bassa frequenza e/o di durata limitata, il BDE a bassa frequenza e/o di durata limitata, il disturbo da condotta di eliminazione e la sindrome da alimentazione notturna (anche Night-eating Syndrome, vedasi articolo sul Binge Eating Disorder).
Disturbi del comportamento alimentare non altrimenti specificati – Questa categoria è utilizzata in riferimento a casi in cui è presente un disturbo alimentare significativo dal punto di vista clinico, ma nei quali non sono soddisfatti interamente i criteri diagnostici.
Disturbi alimentari – Terapia
Il trattamento dei disturbi alimentari dipende strettamente dal tipo di disturbo diagnosticato; generalmente, trattandosi di problematiche psichiatriche che hanno spesso ripercussioni sulle condizioni di salute generale, è indicato un approccio terapeutico che veda l’intervento di più figure professionali (approccio multidisciplinare), soprattutto nei casi in cui il disturbo sia associato a gravi casi di malnutrizione, sia in difetto, come per esempio nel caso dell’anoressia nervosa, sia in eccesso, come nel caso del Binge Eating Disorder.
Fra gli specialisti coinvolti, oltre alle figure dello psicologo, dello psichiatra o del neuropsichiatra, possono esserci nutrizionisti, dietisti, endocrinologi, gastroenterologi ecc.
1) Questa la definizione riportata nel DSM-5 “I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione sono caratterizzati da un persistente disturbo dell’alimentazione o di comportamenti collegati con l’alimentazione che determinano un alterato consumo o assorbimento di cibo e che danneggiano significativamente la salute fisica o il funzionamento psicosociale”.
2) Comunemente si parla di anoressia omettendo il termine nervosa; ciò non è del tutto corretto; in ambito medico, il termine anoressia indica la mancanza di appetito, il rifiuto del cibo; si tratta di un segno clinico che può essere causato non da problematiche psichiatriche, ma da condizioni patologiche anche gravi come, per esempio, un tumore gastrointestinale. L’anoressia nervosa (anche mentale) è invece un disturbo psichiatrico.