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Tipizzazione linfocitaria

La tipizzazione linfocitaria (anche tipizzazione dei linfociti) è un esame di notevolissima importanza nella diagnosi delle malattie del sangue (patologie ematologiche, come per esempio le leucemie) e di quelle che interessano il sistema immunitario.

Ricordiamo che i linfociti sono globuli bianchi (leucociti) che hanno un ruolo essenziale nella risposta immunitaria dell’organismo (sono gli autori della risposta immunologica attiva); nel sangue costituiscono tra il 20 e il 45% circa della popolazione leucocitaria.

Il test della tipizzazione linfocitaria può essere effettuato su sangue periferico, midollo osseo, sezioni di tessuto, tessuti in sospensione ecc.

Grazie a questo esame di laboratorio è possibile determinare e analizzare le concentrazioni sottopopolazioni linfocitarie, sia quelle relative che quelle assolute. Ricordiamo, infatti, che i linfociti vengono suddivisi in diverse popolazioni a seconda dell’antigene presente sulla membrana cellulare. Aumenti o diminuzioni nel numero assoluto o relativo dei linfociti T, B e Natural Killer (NK) caratterizzano le diverse immunodeficienze.

Morfologicamente i linfociti sono indistinguibili tra di loro, ma utilizzando degli anticorpi specifici diretti verso i vari marker di membrana è possibile differenziare le diverse sottopopolazioni linfocitarie.

I metodi con i quali si può effettuare il test della tipizzazione linfocitaria sono diversi: immunofluorescenza, metodi immunoenzimatici ecc.

Per effettuare il test è necessario sottoporsi a un prelievo di sangue.

tipizzazione linfocitaria

La tipizzazione linfocitaria è un esame di notevolissima importanza nella diagnosi delle malattie del sangue (patologie ematologiche, come per esempio le leucemie) e di quelle che interessano il sistema immunitario.

Sottopopolazioni linfocitarie

Le sottopopolazioni linfocitarie numerose; di seguito ne ricordiamo alcune:

Linfociti T totali (CD3); esprimono sulla superficie di membrana l’antigene CD3. Giocano un ruolo fondamentale nella cosiddetta immunità cellulo-mediata. I linfociti T rappresentano il 60-80% circa dei linfociti totali circolanti.

Linfociti T helper (CD4); sono detti linfociti CD3+/CD4+ perché oltre all’antigene CD3, sulla loro superficie è presente anche l’antigene CD4 che aiuta (per questo è detto helper) i linfociti B a produrre anticorpi.

Linfociti suppressor (CD8); sono detti CD3+/CD8+ e intervengono direttamente su virus, batteri o antigeni estranei all’organismo distruggendoli. I CD8 svolgono anche un’azione di soppressione della risposta immunitaria in contrapposizione all’azione dei linfociti CD4 che invece la stimolano (ciò contribuisce all’equilibrio del sistema immunitario).

Linfociti B (CD19); sono detti linfociti CD3+/CD19+. I linfociti B hanno come funzione principale quella di produrre gli anticorpi. Hanno un ruolo primario nell’immunità umorale dell’immunità acquisita; la B sta per Bone Marrow, midollo osseo. Il loro conteggio è utile nella diagnosi di leucemia B cronica e prolinfocitica (il conteggio dei linfociti B aumenta nella leucemia B cronica).

Linfociti NK (Natural Killer); sono detti CD3+/CD56+ e sono una sottopopolazione linfocitaria particolarmente importante per il riconoscimento e la distruzione di cellule tumorali e infette da virus; NK sta per Natural Killer). La rilevazione dei linfociti NK è importante per valutare lo stato immunitario di coloro che si stanno sottoponendo a terapie immunodepressive e per verificare la reattività antirigetto in coloro che sono stati sottoposti a trapianto d’organo.

I linfociti CD5, CD10, CD15, CD20, CD23, CD38 sono utili marker per la diagnosi di malattie immunoproliferative.

Tipizzazione linfocitaria – A cosa serve?

A cosa serve esattamente la tipizzazione linfocitaria? Le applicazioni sono varie:

  • nelle malattie linfoproliferative consente di caratterizzare il tipo di tumore e di definire la prognosi
  • nelle immunodeficienze primitive consente di dimostrare la diminuzione o l’assenza di determinate popolazioni di linfociti circolanti
  • nelle immunodeficienze secondarie, attraverso il rapporto CD4/CD8, per valutare variazioni dovute all’avanzare dell’età, malattie virali, tumori, sarcoidosi
  • nelle patologie autoimmuni, nei tumori e nelle malattie infettive (virali acute o croniche), nel periodo post-trapianto d’organo, per definire il grado di attivazione delle cellule immunocompetenti.

Tipizzazione linfocitaria – Valori di riferimento

I valori di riferimento della tipizzazione linfocitaria variano in base alle sottopopolazioni testate; possono esserci variazioni fra un laboratorio e l’altro; è pertanto necessario sempre rifarsi ai valori indicati nel referto consegnato dalla struttura sanitaria presso la quale si è effettuato l’esame.

  • linfociti T totali CD3: 60-87%
  • linfociti T helper: 32-61%; conta assoluta 793-1.666/microlitri
  • linfociti suppressor: 14-43%
  • linfociti B: 5-20%; conta assoluta 75-520/microlitri
  • linfociti NK: 3-24%.

Tipizzazione linfocitaria – Interpretazione

L’interpretazione dei risultati della tipizzazione è questione oltremodo molto complessa ed è opportuno che venga effettuata da uno specialista immunologo o ematologo.

Qui ci limitiamo a ricordare che le possibili cause di aumento/diminuzione dei valori normali si osservano in caso di processi patologici molto diversi fra loro. Per approfondire si consulti l’articolo Linfociti.

Si ricorda inoltre che i risultati dell’esame possono essere influenzati da vari fattori quali età del soggetto, stress, terapie farmacologiche, sforzi fisici intensi, ora del prelievo ecc.

 

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