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Transferrina desialata

La transferrina desialata (CDT, Carbohidrate Deficient Transferrin; transferrina carboidrato carente) è un parametro di laboratorio che negli ultimi anni, vista la grande rilevanza clinica e sociale dell’alcolismo, è diventato sempre più importante come marcatore di abuso di alcol; è infatti un marker tossicologico molto sensibile e specifico il cui utilizzo sta sostituendo quello di parametri sicuramente più generici.

Transferrina desialata (CDT) – A cosa serve il test

Il test della transferrina desialata è in grado di dimostrare una cronica assunzione di alcol ed è quindi usato per verificare un cronico ed eccessivo consumo di bevande alcoliche e anche per il monitoraggio dell’astinenza nei soggetti che hanno deciso di sottoporsi a trattamento.

La transferrina desialata (CDT) è quindi un test di abuso alcolico di medio-lungo periodo; non deve perciò essere confuso con il test alcolemico eseguito con l’etilometro (il cosiddetto test del palloncino) e utilizzato dalle Forze dell’Ordine per verificare se il conducente di un autoveicolo è in stato di ebbrezza; con l’etilometro infatti si misura il valore dell’alcolemia, ovvero la concentrazione di alcol (etanolo) presente nel sangue.

Esistono diverse metodiche di test per il dosaggio della transferrina desialata (CDT); quella più utilizzato, perché attualmente ritenuta la più affidabile, è la metodica HPLC (Cromatografia ad alta prestazione); esistono infatti varianti genetiche di transferrina che mascherano le glicoforme desialate e conseguentemente la quantificazione esatta della transferrina desialata è impossibile; con la metodica HPLC è possibile discriminare tali forme e quindi si possono avere risultati accurati.

Con test per la transferrina desialata meno accurati, infatti, in presenza di determinate varianti genetiche, si potrebbero verificare falsi negativi o falsi positivi. Non sono mancati casi, in effetti, di normali bevitori o addirittura di astemi con alti valori di CDT e altri di bevitori cronici con valori transferrina desialata nella norma.

È per questo motivo che quando si ha una positività al test o si ha motivo di ritenere che il risultato sia dubbio, si eseguono test della CDT con metodiche diverse.

Vale la pena, a questo punto, accennare brevemente alle varie isoforme; la transferrina è la principale proteina di trasporto del ferro; è costituita da una catena polipeptidica e da due catene glicidiche; queste ultime terminano con ramificazioni contenenti acido sialico alle loro estremità. La glicoforma prevalente è la tetrasialo-; seguono la pentasialo-, la trisialo-, la disialo- e la esasialo-. Nel caso di abuso di alcol restano pressoché inalterati i livelli delle isoforme di transferrina 3-4-5-6 sialata), ma aumentano quelli delle isoforme della transferrina desialata (CDT).

Transferrina desialata – Come abbassarla?

È una domanda che molti si fanno dopo essere risultati positivi al test della transferrina desialata; la risposta è molto semplice: per abbassare i livelli di CDT è necessario interrompere l’assunzione di alcol.

Si consideri che dopo una settimana, il consumo giornaliero di una bottiglia di vino determina un incremento oltre i valori di riferimento della transferrina desialata nel siero.

Nel caso di astinenza da alcol, i tempi di dimezzamento dei valori di CDT sono di circa due settimane; si torna quindi alla normalità nel giro di quattro settimane circa. Ovviamente sono possibili variazioni interindividuali, ma mediamente i tempi di dimezzamento e normalizzazione sono questi.

transferrina desialata

Il test della transferrina desialata è in grado di dimostrare una cronica assunzione di alcol

Transferrina desialata – Valori normali

I valori normali di transferrina desialata (CDT) vengono misurati in percentuale:

  • Donne: <2.5%
  • Uomini: <2.5%.

Il dosaggio della CDT viene spesso associato ad altri test del sangue quali transaminasi e gamma-GT., esami che servono a valutare la funzionalità e lo stato di salute del fegato.

I valori di riferimento possono variare fra un laboratorio e l’altro ed è quindi sempre necessario fare riferimento a quelli riportati sul referto consegnato dalla struttura presso la quale si è effettuato il prelievo.

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