La FIVET (Fecondazione In Vitro con Embryo Transfer) è una tecnica di fecondazione assistita abbastanza comune. È una fecondazione in vitro dell’ovulo con trasferimento successivo, nell’utero della futura madre, dell’embrione venuto a formarsi. La tecnica è stata sviluppata da due inglesi, Patrick Christopher Steptoe (1913-1988) e Robert Geoffrey Edwards, ginecologo il primo e biologo il secondo. Per aver sviluppato tale tecnica, Edwards è stato insignito nel 2010 del premio Nobel per la medicina. Il primo essere umano nato grazie alla FIVET è una bambina londinese, Louise Brown, la cui data di nascita risale al 25 luglio 1978.
La FIVET può essere effettuata con ovuli propri e sperma del partner, ovuli propri e sperma di donatore e ovuli di donatrice e sperma di donatore.
FIVET – Le fasi
La tecnica FIVET consta di diverse fasi; le procedure sono ormai standardizzata e non vi sono particolari differenze tra centro e centro.
Inizialmente vengono somministrati alla donna farmaci a base di gonadotropine il cui dosaggio non è sempre uguale, ma dipende da vari fattori e sarà quello che gli specialisti ritengono idoneo al singolo caso; peraltro i dosaggi possono variare nel corso del ciclo a seconda degli effetti che si ottengono; lo scopo della somministrazione delle gonadotropine è quello di indurre iperovulazione; si induce cioè lo sviluppo di più follicoli e conseguentemente di un maggior numero di cellule uovo; questo aumenta le probabilità che una buona parte di esse si fecondino e si trasformino in embrioni di buona qualità.
È necessario che la donna venga sottoposta a monitoraggi atti all’individuazione del momento migliore per portare a maturazione gli ovociti.
Si procede poi all’aspirazione dei follicoli, effettuata tramite tecnica ecoguidata, per poter recuperare gli ovociti che sono giunti a maturazione. A questo punto si procede con l’analisi laboratoristica del liquido follicolare e si procede con il prelievo degli ovociti che viene effettuato sotto guida ecografica, generalmente in anestesia generale; si prelevano quegli ovociti che si ritengono essere maggiormente idonei alla fecondazione e si lasciano incubare, in appositi liquidi, per 24-48 ore, a una temperatura di 37 °C, con una popolazione selezionata di spermatozoi; trascorso il lasso di tempo indicato, se tutto è andato secondo le previsioni (la fecondazione avviene nel 70-90% dei casi), si procede con l’introduzione in utero, per via vaginale, dell’embrione che si è venuto a formare sperando che possa “radicarsi” nell’endometrio e continuare il suo sviluppo.
Il numero degli embrioni che vengono introdotti viene scelto solitamente in base all’età della donna; se questa ha un’età inferiore ai 36 anni si introducono 1 o 2 embrioni; nelle donne più anziane se ne introducono di solito 2 o 3. Gli embrioni restanti, i cosiddetti embrioni soprannumerari, vengono congelati e conservati per alcuni anni.
Generalmente non vengono impiantati più di tre embrioni; la scelta di un numero massimo di embrioni è prevista dalle linee guida della European Society for Human Reproduction & Embryology (ESHRE) allo scopo di mantenere un certo equilibrio fra probabilità di gravidanza e rischio di gravidanza plurigemellare.
Il trattamento ha una durata che può variare dalle quattro alle sei settimane a seconda del protocollo che il centro fecondazione ha utilizzato.
FIVET – Percentuali di successo
Le percentuali di successo della FIVET sono alquanto variabili e dipendono da diversi fattori tra i quali ricordiamo la risposta individuale alla terapia (non tutte le donne producono un numero di follicoli sufficiente allo scopo), il grado di maturazione degli ovociti, la fertilità del soggetto che si sottopone alla terapia ecc.
FIVET – Rischi
La FIVET non è una tecnica di fecondazione esente da rischi, anche se infezioni ed emorragie a seguito del prelievo degli ovociti sono eventi che si verificano molto raramente. Bassissimo anche il rischio di rottura del follicolo, di lesioni al bacino e di lesioni alla cavità addominale. Alcuni problemi possono verificarsi dalla somministrazione delle gonadotropine; fra questi, nel breve periodo, vi sono aumento di peso, nausea, vomito, vertigini, dolenzia addominale.
Sindrome da iperstimolazione ovarica – La somministrazione di ormoni può inoltre indurre una condizione detta sindrome da iperstimolazione ovarica che nei casi più seri, invero rari, richiede l’ospedalizzazione; la maggior parte delle volte tale condizione si presenta in forma lieve o in forma intermedia e si risolve in modo spontaneo senza che si debba ricorrere all’ospedalizzazione; richiede comunque un’attenta monitorizzazione. È anche possibile, ma non vi sono evidenze scientifiche assolute, che l’iperstimolazione giochi un certo ruolo nella comparsa di menopausa precoce.
Tumori maligni – I rischi che si possa sviluppare una neoplasia maligna in seguito a un ciclo relativo alla FIVET non sono noti; si ritiene, allo stato attuale, che tali rischi siano minimi. È noto che gli ormoni possono in determinate occasioni accelerare la crescita delle cellule neoplastiche eventualmente presenti in alcuni tessuti; è per questo motivo che alle donne che intendono sottoporsi a un trattamento per l’infertilità viene consigliato di sottoporsi ad accurate visite mediche e ginecologiche e di eseguire esami clinici opportuni.
Gravidanza extrauterina – Il rischio di gravidanza extrauterina nella popolazione generale è dell’1%; nella FIVET è più alto, è quantificato infatti nel 2%; il rischio è maggiore nelle donne che hanno subito danni alle salpingi.
Gravidanza multipla – Una gravidanza multipla è ritenuta più rischiosa rispetto a una gravidanza singola; nella riproduzione assistita si è osservata una maggiore percentuale di gravidanze multiple rispetto a quanto accade nel caso di gravidanze spontanee.

La FIVET è una fecondazione in vitro dell’ovulo con trasferimento successivo, nell’utero della futura madre, dell’embrione venuto a formarsi
Legislazione e costi
Fino al marzo del 2014, la legge 40/2004 vietava il ricorso alla fecondazione eterologa, tant’è che molte copie si rivolgevano a strutture sanitarie situate fuori dal nostro territorio nazionale. Nell’aprile del 2014, la sentenza n. 162/2014 della Corte Costituzionale ha sancito l’illegittimità del divieto di ricorrere a tecniche di fecondazione eterologa in Italia.
Adesso possono accedere alla fecondazione eterologa (gratuitamente oppure dietro l’esborso di un ticket) le donne di età inferiore ai 43 anni; i primi tre tentativi sono a carico del SSN, poi si dovrà pagare. I costi variano attualmente da regione e sono molto diversi fra loro; in alcune regioni non si paga ticket, in altre 500 euro, in altre ancora se ne pagano 3.000.