Le intolleranze alimentari sono disturbi causati dall’assunzione di un dato alimento. Questa definizione è utilizzata anche da molti addetti ai lavori, ma è decisamente scorretta; per capirne i limiti, se una persona non digerisce i peperoni, sostenere che è “intollerante ai peperoni” è passabile nel linguaggio comune, ma non certo in quello medico. Una definizione più corretta è quella data dall’allergologo Kaplan nel 19941:
le intolleranze alimentari sono le “allergie non allergiche”.
Kaplan presentò un suo articolo in cui descriveva l’esistenza di stati allergici che non era possibile correlare alle immunoglobuline E (igE). Quindi, primo punto da comprendere è che allergie tradizionali e intolleranze alimentari non sono la stessa cosa: le intolleranze alimentari non sono provocate dal sistema immunitario.
Attualmente si può parlare di:
- intolleranze enzimatiche; dovute a difetti congeniti, sono causate dall’incapacità di metabolizzare alcune sostanze. Ricordiamo le tre più note: l’intolleranza al lattosio, quella al glutine (celiachia) e quella dovuta alla carenza dell6enzima G6PD (favismo).
- Intolleranze farmacologiche; dovute a una esagerata reattività a certe molecole presenti nei cibi oppure ad additivi. In alcuni casi il confine fra intolleranza e allergia non è ben definito.
Fra le sostanze che possono provocare intolleranze farmacologiche sono da ricordare le amine vasoattive e altre poche sostanze:
- istamina (pesci della famiglia degli Scombridi o altri pesci di mare mal conservati, alcuni formaggi, vini rossi, estratto di lievito di birra)
- tiramina (formaggi Camembert e Cheddar, estratto di lievito, vini rossi, aringhe marinate, salse derivate dalla soia)
- feniletilamina (vino rosso, cioccolato)
- caffeina (caffè e bevande commerciali)
- miristicina (noce moscata)
- alcol etilico (bevande alcoliche).
Per quanto riguarda gli additivi, solo la lettura dell’etichetta nutrizionale può escludere la presenza di quelli che provocano le intolleranze. Fra questi vanno ricordati:
- solfiti
- butilidrossianisolo
- butilidrossitulene
- sorbati
- benzoati
- pidrossibenzoati
- nitrito e nitrato di sodio
- glutammato di sodio
- aspartame.
La sintomatologia associata alle intolleranze alimentari è molto variabile e dipende non solo dalla sostanza, ma nche dal soggetto. Prevalgono i sintomi intestinali (dolori addominali, diarrea, vomito, perdita di sangue con le feci), mal di testa, orticaria, variazione della pressione, ansia, fino ad arrivare a palpitazioni cardiache e allucinazioni (nel caso della miristicina)
Sintomi
La sintomatologia associata alle intolleranze alimentari è molto variabile e dipende non solo dalla sostanza, ma anche dal soggetto. Prevalgono i sintomi intestinali (dolori addominali, diarrea, vomito, perdita di sangue con le feci), mal di testa, orticaria, variazione della pressione, ansia, fino ad arrivare a palpitazioni cardiache e allucinazioni (nel caso della miristicina).

Intolleranze alimentari: intolleranza al lattosio – In Italia il deficit di lattasi (enzima necessario per la digestione dei carboidrati contenuti nel latte) risulta presente in circa il 40% della popolazione con valori decrescenti passando dalle regioni meridionali a quelle settentrionali; non tutti i soggetti carenti di lattasi presentano una sintomatologia rilevante a livello clinico.
Intolleranze alimentari – La diagnosi
Il campo delle intolleranze alimentari è in continua evoluzione; secondo chi opera nel settore delle intolleranze, il 40-50% della popolazione ne sarebbe afflitto, secondo la scienza ufficiale non più del 5% avrebbe disturbi dovuti alle intolleranze alimentari.
La diagnosi dovrebbe avvenire mediante opportuni test; il condizionale è d’obbligo perché la scienza ufficiale considera pochissimi test affidabili. Si consulti l’articolo Test per le intolleranze alimentari.
Dove fare i test? Sicuramente non in farmacia. Come è spiegato nell’articolo sui test, i test fai da te non sono scientificamente affidabili. I test per le intolleranze enzimatiche si effettuano in ospedale, mentre quelli per le intolleranze farmacologiche si possono fare con l’aiuto di un gastroenterologo che guiderà nel processo di esclusione dei cibi.