Con il termine linfodrenaggio (anche drenaggio linfatico) ci si riferisce a tutto un insieme di tecniche manuali (anche se attualmente, come vedremo più avanti, è possibile ricorrere anche a macchinari più o meno sofisticati) che permettono il drenaggio della linfa all’interno dei vasi linfatici.
Il linfodrenaggio è utilizzato principalmente nel trattamento degli edemi; questi ultimi sono spesso provocati dall’accumulo eccessivo di liquido interstiziale; le cause di tale accumulo possono essere le più svariate e non sempre, come vedremo, il linfodrenaggio può essere utilizzato.
Molti considerano il linfodrenaggio come una sorta di massaggio, ma, secondo i suoi sostenitori, esso si distingue dal massaggio in quanto i suoi effetti verrebbero esplicati a livello di cute e sottocute senza interessare le fasce muscolari.
Nota – La linfa è un liquido costituito essenzialmente da acqua, grassi, proteine, elettroliti, linfociti ecc. che circola nel sistema linfatico, una complessa rete costituita da vasi linfatici e tessuto linfatico.
Le funzioni del sistema linfatico sono variegate; esso riporta in circolo le proteine e i liquidi che sono filtrati dai capillari sanguigni, trasferisce i lipidi assorbiti a livello di intestino tenue nella circolazione sistemica e cattura ed elimina i microrganismi patogeni estranei all’organismo attraverso la produzione e la trasformazione delle cellule che hanno il compito di neutralizzare tali microrganismi patogeni.
Per quanto i meccanismi del sistema linfatico non fossero completamente noti, gli antichi greci già conoscevano una parte del sistema linfatico. Si devono attendere secoli prima che uno scienziato italiano, Gaspare Aselli, facesse più chiarezza; egli mise infatti in evidenza il sistema dei vasi linfatici presente nell’intestino di un cane. Anni più tardi fu il danese Thomas Bartholin a realizzare una descrizione dell’anatomia del sistema linfatico.

Il linfodrenaggio è utilizzato principalmente nel trattamento degli edemi
Le origini
Il linfodrenaggio ha origini antichissime, ma per quanto riguarda la medicina occidentale, il primo a gettarne le basi fu un chirurgo austriaco vissuto a cavallo tra i secoli XIX e XX, Alexander Winiwarter; la sua tecnica era basata su tre procedure:
- massaggio leggero con direzione da prossimale a distale
- compressione
- elevazione delle estremità al fine di favorire il deflusso linfatico.
La metodica di Winiwarter non ebbe particolari riscontri, ma diversi anni più tardi gli studi del chirurgo austriaco furono ripresi e approfonditi da un dottore in filosofia, Emil Vodder e da allora il linfodrenaggio ha conosciuto costanti notorietà e diffusione.
Il linfodrenaggio è praticato attraverso delle specie di “carezze” effettuate in modo da non recare danno alle strutture dei capillari sanguigni e linfatici. Per effettuare correttamente determinate manovre è ovviamente necessaria una notevole conoscenza dell’anatomia dell’apparato linfatico e di come siano dislocate le varie strutture all’interno del corpo.
Uno dei principi chiave del linfodrenaggio è quello che i movimenti non debbano essere mai fatti dalla periferia verso il centro perché ciò potrebbe danneggiare la struttura trattata. Le manovre effettuate tendono a smuovere la linfa spingendola verso gli sbocchi naturali. Sostanzialmente le fasi sono tre: appoggio, spinta e rilassamento. Il ritmo dei movimenti è caratterizzato da una certa lentezza.
Linfodrenaggio manuale: la scuola Vodder e la scuola Leduc
Il linfodrenaggio manuale mediante massaggio è eseguito secondo i dettami di diverse scuole; le più note sono la scuola Vodder e la scuola Leduc. La prima, probabilmente la più nota, nacque nella prima metà del XX secolo (fu presentata per la prima volta in pubblico nel 1936, a Parigi); nacque grazie a Emil Vodder. Questi, un dottore in filosofia, era nato a Copenaghen il 1896 e si era trasferito in Francia e svolgeva attività di fisioterapista nella città di Cannes. Il suo metodo, che aveva creato in collaborazione con la moglie Estrid, fu accolto entusiasticamente in campo estetico, ma il fatto che Vodder non appartenesse alla classe medica (aveva dovuto interrompere gli studi in seguito a problemi di salute) gli alienò l’approvazione da parte di quella categoria e ciò non gli facilitò le cose.
La scuola Leduc nasce qualche tempo dopo; le due scuole si basano essenzialmente sugli stessi principi, la differenza sostanziale sta nella tipologia dei movimenti.
La tecnica di Vodder è caratterizzata da alcuni gesti particolari:
- movimenti a cerchi fermi
- movimenti a pompaggio (il cosiddetto “tocco a pompa”)
- movimenti erogatori
- movimenti rotatori.
I movimenti rotatori sono eseguiti appoggiando le dita piatte sulla cute del soggetto, poi si inizia a spingere disegnando cerchi fermi sulla medesima zona oppure allargandosi a spirale. La direzione della pressione dipende dal deflusso linfatico.
Nei movimenti a pompaggio il palmo delle mani è rivolto verso il basso, le dita si muovono facendo compiere alla cute spostamenti in senso ovale. Le dita sono ben tese e i polpastrelli non sono utilizzati.
Nei movimenti erogatori si esegue un movimento a forma di spirale attraverso la rotazione del polso.
I movimenti rotatori sono eseguiti alzando e abbassando il posso; si appoggia la mano sulla cute e si ruota disegnando una spirale; questi movimenti sono eseguiti durante la fase pressoria.
Il linfodrenaggio secondo Leduc è basato su un numero minore di manovre e i protocolli sono diversi a seconda del tipo di disturbo trattato. Il bendaggio degli arti colpiti da edema è parte integrante del trattamento; questo bendaggio non deve essere di tipo compressivo e deve essere applicato partendo dalla periferia e muovendosi verso il centro. Le manovre principali della scuola Leduc sono due: la manovra di richiamo e quella di riassorbimento.
Albert Leduc è uno dei principali artefici della tecnica di linfodrenaggioLa prima manovra è applicata sui collettori di evacuazione che si trovano a valle della zona che deve essere drenata; scopo principale di questa manovra è quello di svuotare i collettori. La seconda manovra è eseguita sulle zone infiltrate e ha lo scopo di far penetrare i liquidi nei vasi linfatici superficiali; questi poi trasportano la linfa in direzione dei collettori; scopo di questa manovra è quello di facilitare la rimozione delle proteine.
Nell’esecuzione del linfodrenaggio dovrebbero essere osservati tre principi basilari.
- Il trattamento deve iniziare dalla zona prossimale; questa deve essere infatti svuotata prima di quella distale per permettere che i liquidi di quest’ultima trovino posto nel momento in cui fluiranno.
- Dopo il trattamento, la cute trattata non deve presentare arrossamenti di alcun genere.
- Il linfodrenaggio non deve essere causa di dolore.
Il linfodrenaggio non è una tecnica semplice e la manualità e l’esperienza dell’operatore sono fattori di fondamentale importanza. I movimenti devono seguire il flusso linfatico e la frizione esercitata sulla cute non deve essere troppo pesante; il paziente, infatti, non dovrebbe avvertire dolore e, dopo la seduta, la pelle non dovrebbe arrossarsi.
Altri accorgimenti che il terapista deve adottare sono la temperatura dell’ambiente (né troppo calda né troppo fredda) e delle mani (che non devono essere fredde).
I muscoli del soggetto non devono essere in tensione e le zone che non sono interessate dal linfodrenaggio devono essere coperte.
La pressione esercitata dall’operatore deve aumentare in modo graduale e, una volta che la seduta si è conclusa, il paziente dovrebbe riposare per almeno un quarto d’ora.
Non devono essere usati né oli né creme in quanto il contatto con la cute del soggetto deve essere diretto; le creme o gli oli favorirebbero un eccessivo scivolamento delle mani lungo la zona da trattare, mentre l’attrito è fondamentale per spingere la cute e i liquidi ristagnanti in modo opportuno.
La pressione esercitata deve essere adeguata alla situazione; si deve evitare di incrementare il passaggio dei liquidi dai tessuti ai vasi ematici e si deve favorire il drenaggio dei liquidi linfatici.
Il linfodrenaggio in estetica
Il linfodrenaggio è attualmente impiegato soprattutto in campo estetico; è spesso consigliato a coloro che hanno effettuato un intervento di liposuzione o di liposcultura, ma soprattutto è raccomandato nel trattamento della cellulite, uno degli inestetismi più temuti dalle donne. Una tale indicazione appare decisamente ottimistica; il problema “cellulite” (si veda la nostra posizione in proposito) ha alla base una serie di problematiche che sperare di risolvere con massaggi drenanti è sicuramente utopistico; il linfodrenaggio per la cellulite è uno dei tanti palliativi ai quali si ricorre quando si tenta di rimediare a un cattivo stile di vita senza comprendere che se non miglioriamo quest’ultimo, il ricorrere a scorciatoie può solo darci benefici temporanei e spesso molto dispendiosi. Può avere un senso se inteso come coadiuvante una strategia di miglioramento del proprio stile di vita; non se lo si ricerca quale panacea di un problema che ha radici lontane.
Spesso in estetica il linfodrenaggio è effettuato meccanicamente; esistono infatti in commercio macchinari più o meno sofisticati che attraverso determinati meccanismi sono in grado di favorire il drenaggio. I macchinari più comuni si basano su sistemi pneumatici che funzionano in modo alternato incrementando sequenzialmente la pressione sul tessuto cutaneo. Attraverso il linfodrenaggio meccanico si agisce in particolar modo sulla componente liquida dell’edema, mentre le componenti fibrotica e proteica sono influenzate in modo indiretto.
Solitamente il linfodrenaggio meccanico è affiancato da sedute di linfodrenaggio manuale e dal ricorso a tutori elastici; questo perché si è osservato che il solo utilizzo della metodica meccanica può causare un peggioramento della fibrotizzazione tissutale.
Il linfodrenaggio in medicina
Un problema di tipo medico trattato con una certa frequenza è il linfedema del braccio; si è visto che tale problema colpisce un numero di rilevante di donne che sono state sottoposte a mastectomia radicale con svuotamento del cavo ascellare; si parla infatti del 60% di donne colpite; la percentuale è addirittura superiore se l’intervento chirurgico è seguito da radioterapia.
Il linfedema del braccio nelle donne mastectomizzate è un problema di non facile risoluzione; gli approcci tentati sono diversi, ma i risultati ottenuti sono decisamente sconfortanti; anche il linfodrenaggio, un metodo che dal punto di vista scientifico lascia adito a molti dubbi, non sembra dare risultati particolarmente esaltanti, ma vista la mancanza di alternative, resta una delle metodologie più consigliate dall’Associazione delle donne mastectomizzate per il trattamento del linfedema del braccio.
Vi sono molte altre problematiche per le quali è consigliato il ricorso al linfodrenaggio; fra queste ricordiamo cervicalgia, cisti linfatiche, distorsioni, malattia di Dupuytren, edema linfodinamico, edema linfostatico, ematomi, epicondilite, lipedema, lombalgia ecc.
Durata, frequenza e costi delle sedute
La durata e la frequenza dei trattamenti di drenaggio linfatico variano in base alla severità della situazione e alla risposta individuale; nella gran parte dei casi un ciclo completo prevede una decina di sedute della durata di circa 60-90 minuti.
Nel caso di trattamenti anti-cellulite sono solitamente consigliate 35 sedute della durata di circa 30-60 minuti. Di norma, nel primo periodo si effettuano 2-3 sedute settimanali; con il passare del tempo si diminuiscono gli appuntamenti fino ad arrivare a due sedute al mese.
Il prezzo di una seduta di linfodrenaggio si aggira mediamente sui 60 euro, ma esiste una grande variabilità di prezzo e pertanto è molto difficile essere del tutto precisi riguardo a questo aspetto.
Controindicazioni
Il linfodrenaggio ha controindicazioni assolute e controindicazioni relative (devono essere adottate determinate cautele); fra le prime vi sono i tumori maligni, le infiammazioni acute, l’edema cardiaco, la trombosi venosa profonda e lo scompenso cardiaco, mentre fra le controindicazioni relative vi sono le infiammazioni croniche, i tumori trattati, i disturbi tiroidei, l’asma bronchiale, lesioni precancerose cutanee, ipotonia e distonia vegetativa.
Anche coloro che soffrono di alterazioni pressorie (pressione bassa o ipertensione arteriosa) e le donne nei giorni del flusso mestruale dovrebbero astenersi da sedute di linfodrenaggio.