Il mineralogramma (noto anche come Analisi Minerale Tissutale, dicitura spesso riportata in lingua inglese, Tissutal Mineral Analysis, TMA) è un’analisi di laboratorio che può essere effettuata su un piccolo quantitativo di annessi cutanei; generalmente viene utilizzato un ciuffo di capelli, ma il test potrebbe anche essere eseguito con i peli pubici, frammenti di unghie ecc.
Il mineralogramma viene utilizzato per determinare il livello di minerali intracellulari; è un test che viene proposto da molti medici per studiare lo stato di salute propri pazienti e non sono pochi i laboratori diagnostici che lo hanno inserito nei propri elenchi dei test effettuabili.
Le risposte che derivano dal mineralogramma si traducono spesso in tutta una serie di proibizioni circa i cibi pericolosi e di consigli verso quegli alimenti che servirebbero a ripristinare i corretti equilibri di minerali. Si tratta sicuramente di una forma di ortoressia salutista, motivata dalla semplicistica convinzione che sia possibile ristabilire la salute operando su dati desunti da un unico esame.
Mineralogramma: l’esame del capello
Come detto, il mineralogramma viene generalmente effettuato su un campione di capelli in quanto, secondo le fonti che lo “sponsorizzano”, l’analisi effettuata su altri reperti (unghie, peli pubici o ascellari ecc.) potrebbe risultare meno accurata. Il campione dovrebbe venire prelevato dalla regione retro-nucale.
Il taglio di capelli dovrebbe essere eseguito dopo almeno quattro ore dall’ultimo lavaggio, ma possibilmente non più di venti ore dopo. È necessario che, al momento del taglio, i capelli siano perfettamente asciutti; i laboratori consigliano inoltre di utilizzare la parte più vicina allo scalpo; la lunghezza dei capelli che verranno utilizzati deve aggirarsi sui 3-3,5 cm circa. Il campione ideale dovrebbe essere composto dall’insieme di ciocche prelevate da più punti.
I laboratori generalmente specificano che sono diversi i fattori che possono influenzare la lettura del mineralogramma (bagni in piscina, shampoo, tinture, decolorazioni, permanente ecc.).
Il metodo generalmente utilizzato per l’esecuzione del mineralogramma è la spettrometria ICP-AES (Inducted Coupled Plasma – Atomic Emission Spectrometry).
In prima battuta, il campione di capelli viene ridotto in piccolissime parti, pesato e fatto sciogliere in una soluzione acida per rimuovere la cheratina; viene poi eseguita una reidratazione del campione che viene infine bruciato a temperature che oscillano tra gli 8.000 e i 10.000 °C; a queste temperature, infatti, i minerali emettono luci specifiche a lunghezza d’onda.
I molti dubbi sul mineralogramma
Una necessaria premessa: occorre diffidare sempre di chi vuole garantirci la salute studiando e modificando un solo aspetto del nostro organismo.
Alcuni anni fa, un famoso studio e un autorevole commento sulla rivista Journal of American Medical Association mostrarono che l’affidabilità del mineralogramma è piuttosto scarsa. Lo studio in questione, a tutt’oggi, non è mai stato smentito.
Ma quali sono i dubbi relativi al mineralogramma? Le principali perplessità sono relative all’interpretazione; occorre, infatti, una notevole esperienza per leggere e interpretare correttamente i dati forniti dal test.
Nonostante tutti si rifacciano a laboratori statunitensi (chissà poi perché devono essere più affidabili dei nostri…), ci si limita a fornire il nome e non a spiegare chiaramente il metodo di interpretazione. Il motivo è che tale metodo non esiste, ognuno fa da sé e già questo è indice di contraddizioni ed errori.
Altri motivi di perplessità sono legati a tutte quelle situazioni che possono produrre alterazioni nei risultati, predisponendo a probabili errori; i capelli, infatti, sono soggetti a fattori atmosferici (per esempio lo smog) e a stress chimici (come già accennato nel paragrafo precedente, i bagni in piscina, shampoo, tinture, gel, fissanti ecc.) che rendono per lo meno dubbio ogni prelievo.

Il mineralogramma si effettua su un campione di capelli (circa un grammo) prelevato in modo indolore dal punto di crescita più recente
Ma i dubbi non finiscono qui. A parte i minerali più importanti per i quali esistono esami convenzionali molto più precisi, sui minerali secondari si sa veramente ancora poco ed è quindi assurdo prendere decisioni su ciò che non si conosce. Per dare un’idea delle conoscenze “sicure” possiamo dire solo che il boro in alte dosi influenza il metabolismo del calcio nei maiali o che forse il cromo influenza il metabolismo dei glicidi (ma il suo utilizzo come dimagrante dà scarsissimi risultati). Di seguito un elenco di minerali per i quali tutta la ricerca usa il condizionale o non sa mettere in sicura relazione con patologie umane: boro, cromo, litio, molibdeno, manganese, vanadio, zirconio, bario, stagno, bismuto, berillio.
Per i seguenti minerali il mineralogramma non è attendibile o non fornisce alcun risultato utile (per ammissione degli stessi fautori del test): argento, oro, cobalto, germanio, torio.
Per altri (fosforo) rileva patologie talmente gravi (anoressia, alcolismo ecc.) e spesso così evidenti che non è certo necessario questo test per diagnosticarle o comunque sospettarle.
Per questi altri minerali è poi possibile una contaminazione esterna: rame, selenio, zolfo, titanio.
Per i metalli tossici (cadmio, mercurio, piombo, arsenico ecc.), questa scoperta non ha nessun influsso sull’alimentazione (i cibi non ne contengono o non dovrebbero contenerne) e può comunque essere facilmente essere messa in relazione con il luogo di lavoro o con l’ambiente abituale del soggetto (è abbastanza ovvio che chi fa il vigile in una grande città e non usa la mascherina possa essere “inquinato”).
Altre perplessità sull’attendibilità del mineralogramma sono legate ai cosiddetti incroci metabolici; molti minerali, infatti, influenzano il metabolismo di altri (per esempio le coppie rame-zinco e magnesio-calcio); appare quindi del tutto ottimistico cercare di ripristinare una situazione semplicemente “integrando”: la somministrazione di un minerale “carente” potrebbe portare a livello ottimale il minerale in oggetto, ma innescare carenze o eccessi in altri minerali.
Che dire poi dell’aspetto diagnostico? Gli stessi fautori del mineralogramma specificano che si tratta di uno screening-test che non può fornire una diagnosi di una determinata patologia.
Il mineralogramma è più attendibile degli esami del sangue?
I sostenitori del mineralogramma affermano che i livelli dei minerali che vengono riscontrati nel capello sono più significativi di quelli nel sangue. Ciò è del tutto fuorviante perché lo stato di salute del soggetto dipende da ciò che è circolante e arriva ai muscoli e agli organi. Supponiamo di considerare l’analisi del contenuto intestinale; troveremmo molte sostanze “tossiche” nonché microrganismi potenzialmente pericolosi: perché dovremmo in base a questo considerare il soggetto malato (lo saremmo tutti)? Non esiste nessuna correlazione diretta fra la presenza di sostanze nocive nel capello e la loro influenza sulla salute del soggetto. È cioè arbitrario stabile una connessione biunivoca fra ciò che è contenuto nel capello e la salute del soggetto. Chi conosce il significato del termine biunivoco avrà capito che il mineralogramma dà per scontato che tutto ciò che succede nel corpo arrivi al capello e che tutto ciò che è nel capello influenzi ciò che è nel corpo. Un’estensione arbitraria del principio di causa ed effetto.
Insomma, è abbastanza assurdo derivare dal mineralogramma informazioni sulla tiroide, le ghiandole surrenali, la tolleranza al glucosio, l’osteoporosi ecc. quando esistono metodi molto più precisi.
Quali sono i minerali da monitorare?
Alla luce delle attuali conoscenze, chi è esente da rischi professionali e vive in zone in cui l’inquinamento non è altissimo (cioè almeno il 99% del territorio nazionale; a chi non ne fosse convinto possiamo suggerire di recarsi, tanto per fare un esempio, a Bangkok e verificare cosa vuol dire davvero “inquinamento altissimo”) può fissare l’attenzione in maniera convenzionale (con esami del sangue e delle urine o test allergologici) sui seguenti minerali: ferro, calcio, magnesio, potassio, nichel, iodio e sodio.
Costo del mineralogramma
A prescindere dai dubbi sull’esame, il costo di un mineralogramma va dai 60 ai 180 euro; occorre rilevare che spesso il costo è solo “commerciale”, senza relazioni con ll’accuratezza dell’esame.