La pedofilia è un disturbo del comportamento sessuale e, insieme ad altri disturbi (feticismo, esibizionismo, voyeurismo, masochismo sessuale, sadismo sessuale) fa parte del gruppo delle cosiddette parafilie.
La pedofilia viene definita come “preferenza per l’attività sessuale ricorrente con bambini in età prepuberale”.
Pur considerando che ogni soggetto raggiunge la maturità sessuale in tempi diversi, tecnicamente, si può parlare di pedofilia quando l’età del soggetto è almeno di 16 anni con una differenza di età rispetto alle vittime di almeno 5 anni; il desiderio sessuale deve essere avvertito in maniera intensa e ripetitiva da almeno sei mesi.
Più frequentemente (rapporto 2:1) il pedofilo preferisce bambini di sesso opposto; il maschio eterosessuale pedofilo predilige i rapporti con bambine di età compresa tra gli 8 e i 10 anni circa; nella gran parte dei casi, il pedofilo è una persona che la vittima conosce. I maschi omosessuali tendono a prediligere ragazzi di età compresa tra i 10 e i 13 anni e, generalmente, la conoscenza con la vittima è di tipo casuale, diversamente da quanto accade nel caso di maschi con orientamento eterosessuale.
Nel caso di soggetti adulti bisessuali, la scelta ricade spesso su bambini di età inferiore agli 8 anni.
Alcuni pedofili sono attratti esclusivamente da bambini (sono i pedofili di tipo esclusivo), mentre altri sono talvolta attratti anche da persone adulte (in questo caso si parla di pedofili di tipo non esclusivo).
L’esordio della patologia si verifica generalmente nell’età adolescenziale o comunque nel corso della prima età adulta e ciò facilita la cronicizzazione del disturbo.
A tutt’oggi le cause della pedofilia, nonostante i moltissimi studi effettuati, non sono state ancora chiarite. È una malattia di tipo psichiatrico e, al momento attuale, non sono state identificate a livello genetico, cromosomico od ormonale, alterazioni che possano mettere in grado di individuare un soggetto affetto da pedofilia.
Come si manifesta la pedofilia
Da un punto di vista comportamentale l’interesse sessuale verso i bambini può manifestarsi in molti modi diversi; alcuni si limitano a guardarli fantasticando su di loro, altri invece hanno comportamenti decisamente sessualizzati come per esempio l’accarezzarlo, toccarlo nelle parti intime, spogliarlo, masturbarsi in sua presenza fino ad arrivare a veri e propri rapporti sessuali orali, anali o vaginali.
Ciò che distingue la pedofilia da altri disturbi psichiatrici è il suo carattere egosintonico; in altri termini, il pedofilo non prova disagio o sofferenza a causa della sua condotta, ma anzi ne ricava un grande piacere; non ha sensi di colpa verso il soggetto abusato e non si ritiene malato. Spesso rimane vittima di tutta una serie di errori di pensiero che, di fatto, lo portano a giustificare sempre i suoi atti e a considerare le proprie vittime come consenzienti.
Pedofili e child molester
Spesso, nel linguaggio comune, con il termine pedofilo si fa riferimento o a un soggetto che commette violenza su un bambino tramite la sessualità oppure a una persona che commette un reato legato alla pedopornografia. In realtà l’utilizzo del termine in questo senso non è del tutto corretto e si deve distinguere fra pedofili e molestatori di bambini (i cosiddetti child molester); con pedofilia infatti si definisce l’orientamento della libido della persona (il pedofilo ha una preferenza sessuale per i bambini) e non un comportamento oggettivo (la molestia sessuale verso il bambino) tant’è che vi sono pedofili che non mettono in atto condotte illecite, mentre vi sono soggetti non affetti da pedofilia che comunque compiono abusi sessuali su bambini.
È altresì importante ricordare quanto riportato in una recente sentenza della Cassazione: “Se è vero che la pedofilia, come modifica dell’oggetto sessuale in direzione dei minori, presenta ordinariamente carattere di abitualità, ai fini penali questa condizione non esclude né attenua la capacità di intendere e volere e, di conseguenza, la penale responsabilità per abusi sessuali contro i minori“; il fatto quindi che la pedofilia sia una malattia non implica una deresponsabilizzazione penale.
Pedofilia: cosa fare
Su quali siano le migliori possibilità di trattamento della pedofilia si continua a dibattere da anni. Attualmente sono due i percorsi terapeutici maggiormente presi in considerazione dalla comunità scientifica.
Il primo percorso è orientato alla correzione del profilo ormonale del soggetto (la cosiddetta “castrazione chimica”), mentre il secondo prende in considerazione le possibilità di cura del disturbo psichiatrico.

L’esordio della pedofilia si verifica generalmente nell’età adolescenziale o comunque nel corso della prima età adulta e ciò facilita la cronicizzazione del disturbo.
Castrazione chimica – La castrazione chimica è una terapia medica basata sulla somministrazione di farmaci a base di ormoni che è indirizzata alla riduzione della libido.
In Italia non è prevista, anche se da tempo molti esponenti politici caldeggiano la sua introduzione. In alcuni Paesi Europei, fra cui da Germania, Inghilterra, Polonia, Francia, Svezia, Danimarca, Spagna, Macedonia e Moldavia, invece è prevista da diversi anni. In ambito extraeuropeo è prevista in diversi Paesi facenti parte degli USA, in Russia, in Canada e nella Corea del Sud.
In Germania la castrazione chimica fu introdotta nel lontano 1969 e può essere applicata, su base volontaria, al reo che abbia compiuto almeno 25 anni. Il consenso del reo alla castrazione chimica è previsto anche in Francia, in Inghilterra, in Svezia, in Danimarca e in Spagna, mentre in Polonia, in alcuni casi, può essere imposta. Per i pedofili la castrazione chimica è obbligatoria sia in Macedonia che in Moldavia.
In Russia la castrazione chimica è prevista per i pedofili sulla base di un esame psichiatrico, ma se la vittima ha più di 14 anni è necessario che il pedofilo acconsenta al trattamento.
Negli USA sono diversi gli Stati che prevedono la castrazione chimica, fra essi si ricordano California, Florida, Montana, Louisiana, Oklahoma e Georgia. In Canada il provvedimento è su base volontaria, mentre nella Corea del Sud il tribunale può obbligare il colpevole a subirla nel caso in cui abbia compiuto un abuso sessuale sul minore di 16 anni.
Trattamento del disturbo psichiatrico – In ambito psichiatrico la pedofilia è considerata come un’ossessione e come un disturbo dell’affettività. Il pedofilo ha “bisogno” (ed è un pensiero ossessivo e ripetitivo) di trovare un bambino da usare sia affettivamente che sessualmente; si tratta di un impulso che non è in grado di controllare. Esistono principi attivi farmaceutici che sono in grado di ridurre l’ossessione, ma non sono considerati del tutto risolutivi.
Per quanto concerne il disturbo dell’affettività, che nella grande maggioranza dei casi è stato provocato da un forte trauma subito nell’infanzia, si fa ricorso alla psicoterapia; scopo di quest’ultima è essenzialmente quello di “uscire” dalla propria infanzia ed entrare nella maturità.
Difficilmente però il percorso terapeutico può essere effettuato con efficacia, anche perché il soggetto condannato per pedofilia si trova in carcere, un ambiente che non facilita lo svolgimento delle terapie.
Prevenzione
Un aspetto che non deve essere trascurato è sicuramente quello della prevenzione. In Italia sono diverse le associazioni che si interessano delle problematiche che riguardano i più piccoli.
Un primo consiglio è quello di insegnare ai propri figli a dire sempre dove stanno andando e con chi stanno andando.
È fondamentale capire loro che non devono parlare con persone che non conoscono e non si devono assolutamente far convincere a seguirli, anche se ispirano loro simpatia o se hanno modi gentili.
Nel caso in cui il bambino venga toccato in un modo che a loro non piace o se qualcuno tenta di portarli via devono opporsi con forza gridando e provando a scappare al sicuro.
Il bambino inoltre deve essere consapevole di poter dire tutto ai propri genitori, anche le cose di cui si vergogna.