Molto spesso, i rimedi della pressione alta (più tecnicamente, ipertensione arteriosa) sono frettolosamente demandati dai medici ai farmaci antipertensivi. Un tale approccio non è sempre condivisibile, infatti il ricorso ai farmaci non sempre è giustificato perché:
- l’ipertensione arteriosa è aggravata da una serie di fattori che sono comunque un rischio per la salute: curandola con i farmaci s’induce il paziente a perseverare nella sua condotta di vita errata.
- I farmaci per la pressione alta hanno spesso pesanti effetti collaterali che riducono sensibilmente la qualità della vita del paziente. Se l’ipertensione non è severa in presenza di un buon stile di vita, che senso ha guadagnare qualche anno di vita (per esempio morire a 88 anni anziché a 83) dopo essersene guastati almeno 20 o 30 per gli effetti collaterali dei medicinali?
Circa il primo punto, i principali fattori da eliminare, prima di ricorrere ai farmaci, sono:
- il sovrappeso
- il fumo
- l’inattività fisica
- lo stress.
Sul secondo punto, occorre dire che le multinazionali del farmaco hanno tutto l’interesse a “dare la pastiglia a tutti” (come nel caso del colesterolo alto) e quindi è importante che il soggetto comprenda la sua situazione e faccia il bilancio fra costi e benefici. Per esempio, per un soggetto di 60 anni è cosa ben diversa avere la pressione 150/90 o averla 180/110.
Sul ruolo del sale il discorso non è così chiaro, anche se tutti i medici consigliano agli ipertesi di moderare il cloruro di sodio (consiglio comunque da considerarsi valido anche perché il sale è assunto comunque in dosi non necessarie).
Se dopo aver eliminato i fattori sopraccitati la pressione resta ancora decisamente alta, allora si deve intervenire farmacologicamente. Sicuramente assumere farmaci per il controllo della pressione arteriosa (diuretici, beta-bloccanti, calcio-antagonisti, Ace-inibitori, inibitori dell’angiotensina, alfa1-bloccanti ecc.) provoca effetti collaterali e quindi la cura farmacologica deve essere condotta in stretta collaborazione con il medico, con continuità e senza interventi autonomi (come la riduzione delle dosi quando la pressione si riduce).

L’ipertensione arteriosa colpisce in Italia in media il 33% degli uomini e il 31% delle donne. Il 19% degli uomini e il 14% delle donne sono in una condizione di rischio
Pressione alta: i rimedi con i farmaci
Sono diverse le classi farmaceutiche che possono essere utilizzate per trattare la pressione alta (farmaci antipertensivi):
- beta-bloccanti
- calcio-antagonisti
- diuretici
- inibitori del sistema renina-angiotensina (ACE-inibitori)
- sartani (antagonisti del recettore dell’angiotensina II)
Vanno poi ricordati i farmaci per il trattamento della cosiddetta “emergenza ipertensiva”.
I farmaci sopracitati sono tutti in grado di ridurre i livelli di pressione arteriosa, ma lo fanno con meccanismi diversi fra loro. La risposta terapeutica non è immediata; occorrono infatti almeno 2-4 settimane prima che si comincino a notare gli effetti voluti.
Se non si nota alcun miglioramento dopo che è trascorso un mese dall’inizio del trattamento è necessaria una nuova valutazione della situazione. Il medico potrà quindi decidere di cambiare farmaco oppure associare un altro principio attivo a quello inizialmente prescritto. Va precisato che, normalmente, i casi di ipertensione particolarmente elevata sono difficilmente trattabili con un solo farmaco (monoterapia).
I dosaggi vanno valutati da soggetto a soggetto; individuare il corretto dosaggio non è importante soltanto ai fini della riduzione dei livelli di pressione arteriosa, ma anche per evitare il problema delle crisi ipotensive (cali di pressione molto bruschi che possono causare gravi danni). La valutazione del dosaggio è di stretta competenza medica. Di seguito, alcuni cenni sulle classi farmacologiche citate precedentemente.
Beta-bloccanti – L’effetto antipertensivo dei beta-bloccanti viene esplicato a livello cardiaco; si tratta, infatti, di principi attivi che riducono sia la frequenza cardiaca che la forza di contrazione; interferiscono inoltre con il sistema renina-angiotensina con riduzione della ritenzione idrosalina e, di conseguenza, del volume sanguigno e delle resistenze periferiche. Fra i beta-bloccanti più noti vanno ricordati l’atenololo, il bisoprololo e il propranololo.
Calcio-antagonisti – Sono farmaci che interferiscono con i canali del calcio situati sulle pareti dei vasi sanguigni; hanno un effetto vasodilatatorio e, conseguentemente, riducono la pressione arteriosa (ricordiamo che la vasocostrizione ha effetti ipertensivi, mentre la vasodilatazione ha effetti ipotensivi). Fra i calcio-antagonisti più noti si ricordano l’amlodipina, la felodipina e il verapamil.
Diuretici – Sono farmaci che hanno la particolare caratteristica di aumentare la diuresi, ovvero la quantità di urina prodotta, attraverso l’inibizione del trasporto di ioni (generalmente il sodio) al quale consegue un’aumentata eliminazione di acqua. Si rimanda all’articolo specifico per gli approfondimenti.
Inibitori del sistema renina-angiotensina (ACE-inibitori) – Si tratta di principi attivi che inibiscono la sintesi di angiotensina II (un ormone con effetti vasocostrittori e ipertensivi che circola nell’organismo). Gli ACE-inibitori vengono spesso associati ai diuretici e ai calcio-antagonisti.
Fra i più noti inibitori del sistema renina-angiotensina si ricordano l’enalapril, il ramipril e il lisinopril.
Sartani (antagonisti del recettore dell’angiotensina II) – I sartani sono una classe di farmaci ad azione antipertensiva che agiscono sul sistema renina-angiotensina con un meccanismo diverso, anche se simile, rispetto a quello che caratterizza gli ACE-inibitori. I principi attivi più noti sono il candesartan, l’irbesartan, l’olmesartan e il valsartan.
Farmaci per il trattamento delle crisi ipertensive – Sono farmaci che sono utilizzati quando si verifica un innalzamento brusco e severo della pressione arteriosa (crisi ipertensiva, un’emergenza medica che richiede il ricovero in una struttura ospedaliera). Vengono somministrati per via endovenosa. Fra i più utilizzati si ricordano il fenoldopam, labetalolo, nicardipina e nitroprussiato di sodio.
Integratori per abbassare la pressione
In un articolo a sé stante trattiamo gli integratori per abbassare la pressione, rimedi che negli ultimi anni hanno ottenuto un crescente successo.
Rimedi naturali
Come detto sopra, è possibile intervenire senza farmaci e integratori per abbassare la pressione alta, semplicemente agendo sullo stile di vita. Per approfondimenti si può anche consultare l’articolo Pressione alta – Rimedi naturali.