Molto spesso riceviamo mail che chiedono pareri sulla convenienza a usare, nella cura del proprio corpo e della propria salute, determinati metodi o strategie. Abbiamo quindi ritenuto opportuno, stimolati da queste continue richieste, raccogliere l’idee e fare il punto della situazione trattando un argomento che consideriamo interessante visti i risvolti che esso può avere sulla qualità della nostra vita: il salutismo soft.
Cos’è il salutismo soft? Nelle prime pagine di una delle nostre opere più conosciute, Il manuale completo della corsa, questo concetto è affrontato in modo indiretto quando si paragona il fitness al wellrunning. Riportiamo testualmente:
“Il fitness si preoccupa dell’efficienza fisica momentanea senza una strategia a medio-lungo termine…“.
Omissis
“Sicuramente il wellrunner è un salutista, ma non solo. Sa benissimo che senza un impegno a intensità medio-alta sarebbe destinato a rientrare nelle fila di chi con l’età riduce di molto il peso dello sport nella propria vita, perdendo molti benefici. D’altra parte è anche un soggetto equilibrato (non gli interessano né la visibilità né lo sport come stimolatori dell’autostima. È immune da certe deformazioni dell’agonismo, ma sa che senza impegno il suo fare sport è solo una versione di fitness. Come conciliare l’impegno sportivo con la motivazione e quindi con la durata della propria carriera? Il miglior modo è di costringersi a rimanere giovane“.
La differenza fondamentale fra fitness e wellrunning è che il fitness assicura sensazioni piacevoli sul breve periodo, ma non è detto che tali sensazioni siano utili anche sul medio e lungo periodo. In fondo una passeggiata all’aria aperta può essere la forma più elementare di fitness ed è sicuramente piacevole se il contesto esterno è bello; dubitiamo però fortemente che possa servire a ritardare significativamente l’invecchiamento o a rendere il corpo particolarmente forte.
Lo scopo di questo articolo è quello quindi di colpire una visione del salutismo che di fatto non fa altro che scambiare lo stato di benessere momentaneo del soggetto con la strategia migliore per la propria salute. Lo stare bene (un concetto tanto amato dal generico fitness) non dà nessuna garanzia di un benessere futuro, proprio come nel caso di una persona che muore d’infarto e che dieci minuti prima stava benissimo.
Fino a 45 anni (ovvero l’illusione dell’immortalità)
Il salutismo soft usa lo stato di partenza del soggetto per ingannarlo. È abbastanza ovvio che se una persona è giovane e non ha un pessimo stile di vita stia bene. Pertanto gli si può propinare qualunque forma di piacere momentaneo vendendolo per la garanzia del meglio per il suo corpo. Non a caso, molti giovani non fanno sport perché di fatto “si sentono da dio”; altri lo fanno in modi sbagliati (per esempio non curando l’alimentazione) perché pensano di essere immortali, che non subiranno nessun declino fisico e che le soluzioni (sbagliate!) scelte ora possano essere quelle corrette per sempre.
Se visitiamo una palestra, non sarà difficile scoprire due insiemi di persone.

Il salutismo soft dopo una certa età mostra tutti i suoi limiti perché non riesce ad evitare il “crollo” del fisico
Il primo è quello dei palestrati, gente che ha riscritto la fisiologia dello sport e dell’alimentazione, spesso senza nessuna cultura, ma solo credendo che lo stato di giovinezza che ora li inebria duri per sempre, senza accorgersi che se applicassero le loro teorie a persone di dieci anni più anziane crollerebbero miseramente.
Il secondo è di chi fa low-intensity training, in genere soggetti che hanno dai 20 ai 45 anni che si affidano a una miriade di proposte, spesso finalizzate solo a far credere al cliente che stia facendo veramente sport.
Perché abbiamo indicato un limite di 45 anni? Perché un’interessante ricerca (Jackson et al., Università di Houston, pubblicata sulla rivista Archives of Internal Medicine) ha smascherato il salutismo soft. La ricerca ha analizzato tra il 1974 e il 2006 lo stato di salute e la forma fisica di migliaia di soggetti (20-96 anni!). I dati hanno mostrato che il livello di benessere cala nel tempo, ma non in modo lineare: dopo i 45 anni il declino della forma cardiovascolare subisce infatti un’accelerazione, soprattutto per quanto riguarda gli uomini. La ricerca ha anche confermato che restano le differenze in base al diverso stile di vita: restare attivi, con un indice di massa corporeo normale e non fumatori permette di minimizzare il declino. Guarda caso tutte indicazioni che il nostro sito considera da sempre fondamentali per il conseguimento di un’ottima qualità della vita; vedasi a tale proposito il nostro articolo Il buon stile di vita.
Se si legge la ricerca con quanto detto sopra è evidente che moltissimi soggetti “vivono di rendita” (credendo di “lavorare”…) e, dopo i 45 anni, crollano miseramente.
Dopo il crollo
Chi opera nel settore del benessere i risultati della ricerca li ha intuiti da tempo. Non a caso sono nate molte forme di “assistenza al cliente” (il termine assistenza non è casuale, vuole ricordare quella che si dà agli anziani) che non fanno altro che “coccolare” il cliente, senza praticamente fargli nulla dal punto di vista organico, ma convincendolo che “stando bene per un’ora starà bene per sempre”. Ecco che nascono i trattamenti rigeneranti che non fanno altro che agire sulla parte psicologica (per forza, su quella fisica, se il cliente non vuole fare la minima fatica, non si può fare nulla!) illudendo che tutto migliori; sì, migliora momentaneamente, ma finito l’effetto?
Salutismo soft: una strategia perdente
L’esempio più evidente di salutismo soft sono le beauty farm e le SPA (termine che origina dalla cittadina belga omonima), strutture che, seppure diverse fra loro, hanno molte cose in comune, sono infatti luoghi in cui il cliente è coccolato con il fine di dargli un benessere istantaneo estremamente intenso; il soggetto si sente molto gratificato e ha l’illusione che quella sia una risposta veramente importante al problema di avere il meglio per il proprio corpo e per la propria mente. Certo, tali strutture sono bellissime, lussuose e raffinate, ma, francamente parlando, il loro spessore salutistico è veramente scarso e il loro successo è esclusivamente da attribuire alla loro splendida “facciata”. Farsi massaggiare la schiena e il viso con delle pietre lisce riscaldate da un massaggiatore premuroso e delicato che vi ha messo qualche fiorellino colorato fra i capelli, fra le dita e persino dietro le orecchie, potrà essere senz’altro rilassante e coinvolgente, ma chi ha un minimo di spirito critico capisce subito che con la salute, quella vera e duratura, tutto questo ha poco a che fare.
Il vero problema è che la persona soft confonde lo star bene momentaneo con qualcosa che dà effetti nel lungo periodo. Ecco quindi che un idromassaggio, un bagno di fango ecc. sarebbero dei toccasana per la nostra salute. Sfortunatamente sono solo illusioni che verranno spazzate via dallo scorrere del tempo: una donna di 30-40 anni di età potrà trovare miracolose queste cose solo perché è giovane e un’anziana signora di 60 anni solo per l’attenzione psicologica che le viene prestata, ma non sono certo più efficaci di una semplice passeggiata primaverile in campagna.
Se sicuramente il salutismo soft (per approfondimenti vedasi anche Idrocolonterapia, Fanghi guam, Cristalloterapia, Sauna e Cabina a raggi infrarossi) non fa male, si deve subito chiarire che i suoi benefici sono molto limitati nel tempo e il ricorrervi spesso può essere un sintomatico contro una vita tutto sommato difficile e fondamentalmente non appagante. Ritemprarsi con un paio di settimane presso un centro benessere perché si ha un lavoro duro e stressante non è certamente la strategia più logica: non è più produttivo cercare di capire come rendere meno massacrante il proprio lavoro (e la propria vita)? Bisogna finalmente rendersi conto che il trattamento in queste strutture non è un farmaco curativo, è solo un farmaco sintomatico!
Anche il ricorso alle cure termali per il trattamento di determinate patologie, come per esempio l’artrosi dell’anca, ha più effetti di tipo psicologico che di tipo organico. Appare ovvio che una persona giovane, e non ci riferiamo al dato prettamente anagrafico, non ricorrerebbe mai una struttura come quella delle terme, scelta tipica della personalità del vecchio che spera, con una quindicina di giorni di bagni, saune, fanghi, massaggi e tisane diuretiche, depurative e chi più ne ha più ne metta, di rimediare a un disastroso stile di vita che ha lasciato pesantissimi e invalidanti strascichi.