La scoliosi è una patologia irreversibile della colonna vertebrale. Si tratta di una condizione caratterizzata da una deviazione sul piano frontale (ovvero in senso latero-laterale); questa deviazione costringe le vertebre a un’inclinazione laterale tale che l’asse di gravità risulta spostato verso il lato della concavità; si ha quindi una rotazione compensativa dal lato opposto nel tentativo di riportare la gravità al centro, inoltre questa rotazione è causa di un’asimmetria costale con conseguente deformazione della gabbia toracica; questa deformazione è nota come gibbo costale.
La scoliosi è caratterizzata dalla presenza di una curva principale (detta anche curva primitiva o curva primaria) e da una o più curve di compenso.
Quando, molto frequentemente, la patologia è associata a una deviazione sul piano sagittale (cifosi) si parla di cifoscoliosi.
Scoliosi e atteggiamento scoliotico
La scoliosi propriamente detta non deve essere confusa con l’atteggiamento scoliotico.
La scoliosi è una vera e propria patologia che rientra nel gruppo dei cosiddetti dismorfismi (deformazioni strutturali) della colonna vertebrale; di fatto, nel caso della scoliosi la deformazione della colonna è chiaramente evidenziabile con un esame radiografico.
L’atteggiamento scoliotico invece (che rientra nel gruppo dei paramorfismi) è una condizione generalmente conseguente a una patologia (come, per esempio, una dismetria degli arti) oppure a una lussazione dell’anca oppure a una situazione di dolore muscolare o vertebrale o, ancora, e più comunemente, a un’alterazione posturale (tant’è che alcuni autori definiscono l’atteggiamento scoliotico come scoliosi posturale); di fatto, l’atteggiamento scoliotico è un atteggiamento viziato comporta sì una deviazione laterale della colonna vertebrale (che conseguentemente perde la sua verticalità), ma non vi è mai la presenza di rotazione e deformazione dei corpi vertebrali come nel caso della scoliosi vera e propria. Insomma, di fatto la colonna non presenta alcuna deformazione strutturale.
Peraltro, l’atteggiamento scoliotico è una condizione che può essere corretta o volontariamente oppure tramite interventi esterni; inoltre, non dimentichiamolo, la deviazione della colonna vertebrale risulta visibile soltanto in alcune posizioni (di norma quando il soggetto è in posizione eretta; quasi mai nella posizione distesa).
Classificazione
Esistono diverse modalità di classificazione della patologia; fra le più utilizzate vi sono quella relativa alla localizzazione e quella relativa agli agenti eziologici (le cause).
A seconda della localizzazione si distinguono varie tipologie di scoliosi (lombari, dorso-lombari, dorsali e cervico-dorsali) raggruppabili in due grandi gruppi: con una curva primaria (le più comuni, circa il 70% del totale) e con doppia curva primaria (circa il 30%).
Le scoliosi con una curva primaria vengono così sottoclassificate:
- dorsale o toracica
- dorso-lombare
- lombare
- cervico-dorsale.
Le scoliosi con doppia curva primaria vengono invece così suddivise:
- dorsale e lombare
- con doppia curva toracica
- toracica e toraco-lombare.
Facendo invece riferimento alle cause, la scoliosi viene distinta in:
- congenita
- acquisita
- idiopatica (ovvero di origine sconosciuta).
La forma congenita è presente fin dalla nascita ed è legata a patologie, generalmente poco comuni, che sono relative a malformazioni ossee della colonna vertebrale oppure dell’anca o di un arto inferiore. Alle forme congenite sono associate anche patologie del collageno (sindrome di Marfan, neurofibromatosi ecc.), sindromi neuromuscolari (distrofia muscolare, atrofia muscolo-spinale, atassia di Friedrich ecc.), nanismo ecc.
La forma acquisita ha come cause lesioni di tipo traumatico o infiammatorio oppure può essere indotta da lesioni di tipo neuromuscolare (poliomielite, sclerosi a placche ecc.).
La scoliosi congenita e quella acquisita rappresentano circa il 20% dei casi di scoliosi.
La scoliosi idiopatica (detta anche primaria) è la forma più comune, rappresentando circa l’80% dei casi. Le cause non sono tuttora note; si ipotizzano alterazioni di tipo genetico, neuromuscolare, biochimico, metabolico, di sviluppo, dell’organo dell’equilibrio, dell’accrescimento, ma risposte certe non se ne hanno; quello che invece si sa con certezza è che un soggetto nato da madre scoliotica ha un rischio di sviluppare la malattia circa 10 volte superiore a quello nato da una madre non affetta dalla patologia.
Si ritiene che siano affette da scoliosi circa 2-5 persone ogni 1.000.
La scoliosi idiopatica è una patologia caratterizzata da un’evoluzione piuttosto rapida e che si sviluppa durante il periodo in cui i soggetti adolescenziali attraversano il periodo in cui la crescita della statura è massima, ovvero dagli 13 ai 17 anni per quanto riguarda i soggetti di sesso maschile e dagli 11 ai 15 anni in quelli di sesso femminile. Si è osservato che le ragazze che hanno dieci anni di età hanno un rischio di sviluppare la scoliosi decisamente superiore a quello dei coetanei maschi (circa 10 volte).
Diagnosi di scoliosi
Come accennato all’inizio si deve fare attenzione a non confondere la scoliosi con l’atteggiamento scoliotico.
La distinzione deve essere fatta da un medico specialista che potrà richiedere un esame radiografico in ortostatismo (ovvero in posizione eretta); l’esame consente di verificare l’entità della deformazione della colonna vertebrale.
Fra i test che vengono eseguiti per la diagnosi si ricordano il cosiddetto Bending Test (test della flessione anteriore) detto anche Test di Adams. Il paziente tiene le gambe tese e le mani unite, poi flette il busto in avanti, se a lato della colonna si formano delle gibbosità siamo in presenza di una scoliosi, se tali prominenze sono presenti quando il paziente è in piedi, ma scompaiono quando flette il busto in avanti, si parla di atteggiamento scoliotico.
Prevenzione
La scoliosi può essere prevenuta? La risposta è: purtroppo no. Sfortunatamente, infatti, si tratta di una patologia che, a differenza di altre, non permette alcun tipo di intervento preventivo. È però auspicabile una diagnosi precoce che farà salire la percentuale di successo della terapia.
Si è portati a pensare che determinati sport possano guarire questa patologia ma, purtroppo, le cose non stanno così. È vero invece che un determinato tipo di ginnastica, contribuendo a rinforzare la muscolatura della schiena, può essere di valido aiuto nella cura della patologia.

Le scoliosi idiopatiche sono le forme più comuni. La loro diffusione si aggira tra il 2 e il 5 per mille, le donne ne sono maggiormente interessate (rapporto femmine/maschi 8:1).
Scoliosi – Cura
La cura della scoliosi varia in base alle cause e alla gravità. Nei casi più semplici può essere sufficiente una buona ginnastica correttiva, alla quale, nei casi più seri, potrà essere associato l’uso di particolari corsetti (corsetto di tipo Lionese, corsetto di tipo Milwaukee, corsetto di tipo Lapadula).
Con i corsetti di tipo Lionese (corsetti ascellari) si trattano le scoliosi con curve lombari oppure dorso-lombari; con i corsetti di tipo Milwaukee (corsetti alti, sempre meno utilizzati perché eccessivamente invasivi e poco tollerati) si possono trattare tutte le tipologie di scoliosi, con i corsetti di tipo Lapadula (corsetti bassi) si trattano le forme con curve lombari o con curve dorso-lombari.
I casi gravi possono richiedere l’uso della terapia chirurgica.
Scoliosi e sport
Quando si è affetti da scoliosi bisognerebbe astenersi dal praticare le attività sportive che esaltano la flessibilità (ginnastica artistica, ritmica, danza classica, nuoto ecc.). Per anni migliaia di bambini sono stati iscritti ai corsi di nuoto, lo sport che sembrava l’unico vero rimedio per la patologia. Non è così, il mito del nuoto quale toccasana contro la scoliosi è ormai sfatato da tempo, anzi, una pratica intensa del nuoto, rende la colonna vertebrale più mobile e di conseguenza più “deformabile”. Inoltre, nelle forme che presentino deformazioni toraciche importanti, il nuoto potrebbe risultare dannoso a causa delle respirazioni forzate e dalla pressione che l’acqua esercita sul cilindro toracico.
Gli sport asimmetrici (come tennis e scherma) sono abbastanza neutri rispetto alla scoliosi, mentre gli sport in carico (come la corsa) possono essere benefici, soprattutto in caso di atteggiamento scoliotico.
Nei casi di scoliosi è comunque opportuno non praticare attività sportiva a livello agonistico. L’attività sportiva non agonistica deve quindi essere vista come completamento dell’insostituibile ginnastica correttiva.