La setticemia (più raramente sepsi) è una delle conseguenze più temibili, se non addirittura quella più temibile, di un processo infettivo; se non trattata adeguatamente ha spesso pesanti conseguenze e può avere addirittura esito fatale (si pensi alla fase finale della setticemia, lo shock settico, o shock setticemico, una sindrome sistemica che richiede l’immediato ricovero in un reparto di terapia intensiva).
Cos’è la setticemia?
Cos’è la setticemia esattamente? Sostanzialmente si tratta di un processo infettivo acuto determinato dal passaggio nel circolo sanguigno di germi patogeni che provengono da focolai infettivi localizzati. È quindi, essenzialmente, un’infezione generalizzata il cui trattamento è particolarmente complesso.
La setticemia può avere un’evoluzione variabile; nei casi più gravi la morte sopraggiunge nel giro di pochi giorni; in altri casi si hanno forme a lento decorso con eventuali riacutizzazioni.
La setticemia si verifica allorquando le sostanze chimiche che entrano in circolo per contrastare un processo infettivo scatenano un’infiammazione sistemica che causa la formazione di microscopici trombi che impediscono all’ossigeno e alle sostanze nutritive di raggiungere i vari organi provocandone l’esaurimento.
Setticemia (sepsi) – Cause
In linea teorica, ogni tipologia di infezione può essere causa di setticemia, ma, in pratica, le patologie che più frequente ne sono alla base sono le polmoniti, le batteriemie (infezioni del sangue), le infezioni addominali e le infezioni renali.
Tra i microorganismi patogeni che più frequentemente sono chiamati in causa in caso di sepsi vi sono stafilococchi meticillino-resistenti, Candida spp., Klebsiella spp., Escherichia coli e Pseudomonas spp.
La setticemia può interessare qualsiasi soggetto, ma è maggiormente frequente e pericolosa negli over 65, nei soggetti immunocompromessi (ovvero in coloro in cui le difese immunitarie, per varie ragioni, sono deficitarie), in quelli gravemente debilitati e in coloro a cui sono stati impiantati dispositivi quali catetere o tubo endotracheale.
Setticemia – Sintomi e segni
Oltre ai segni e ai sintomi dell’infezione che ha condotto allo stato di sepsi, si registrano:
- ipertermia (temperatura corporea >38 °C) o ipotermia (temperatura corporea <36 °C)
- tachicardia
- iperventilazione
- leucocitosi (globuli bianchi alti) o leucopenia (globuli bianchi bassi).
La sepsi è severa quando, oltre ai segni e sintomi sopracitati si sommano significativa oliguria, variazione dello stato mentale, ipossiemia, anomalie dell’attività cardiaca, piastrinopenia (riduzione dei livelli ematici di piastrine), comparsa di chiazze cutanee rosso-scure o arrossamento generalizzato.
Lo stadio finale della setticemia è lo shock settico, una vera e propria emergenza medica (oltre ai sintomi e ai segni della sepsi severa si registra una grave ipotensione arteriosa che perdura nonostante la volemia – il volume totale del sangue – sia adeguata).
Sepsi – Diagnosi
La diagnosi di sepsi, sfortunatamente, non è sempre immediata e possono essere necessari diversi esami prima di poter avere la certezza diagnostica perché vi sono diverse condizioni patologiche che possono mimare abbastanza fedelmente i segni e sintomi che caratterizzano la sepsi.

La setticemia una grave patologia che può avere una mortalità compresa tra il 15 e il 35%.
A seconda dei casi può essere richiesta l’esecuzione di diversi esami di laboratorio (VES, PCR, emocromo, emocoltura, esami delle urine, analisi delle secrezioni dell’apparato respiratorio ecc.) e di esami di imaging (radiografie, TAC, ecografia, risonanza magnetica ecc.).
Setticemia – Terapia
Il trattamento della sepsi può essere molto complesso e si avvale di diversi armi; fra i farmaci utilizzati vi sono ovviamente, nella prima fase, gli antibiotici ad ampio spettro che vengono somministrati tramite flebo; una volta ottenuti i risultati dell’emocoltura si passa a un trattamento antibiotico maggiormente specifico.
Altri farmaci utilizzati sono i vasopressori (per combattere l’ipotensione arteriosa), i corticosteroidi, l’insulina, i farmaci modulatori del sistema immunitario, gli analgesici o i sedativi.
Nei casi più gravi si procede con il ricorso in terapia intensiva dove potranno essere effettuate l’ossigenoterapia ed eventualmente la dialisi (nel caso in cui sia insorta insufficienza renale).
Il ricorso alla chirurgia può essere necessario per rimuovere il focolaio infettivo (per esempio un ascesso).
La mortalità in caso di sepsi è numericamente importante; i tassi medi di mortalità, infatti, sono del 15% in caso di setticemia lieve, del 30-35% in caso di setticemia grave e del 50% e oltre in caso di shock settico.