Sindrome premestruale (PMS, Premenstrual Syndrome) è un’espressione usata in ambito medico per fare riferimento a una varietà eterogenea e complessa di alterazioni che avvengono sia a livello biologico sia a livello psicologico. Tale espressione, come spiegato poco più avanti, è usata spesso impropriamente; in molti casi infatti è più corretto parlare semplicemente di dolori premestruali anziché di sindrome premestruale.
Le alterazioni cui facevamo cenno inizialmente, per quanto notevolmente diverse da soggetto a soggetto, hanno in comune, relativamente al ciclo mestruale, il periodo in cui si verificano.
Le condizioni necessarie per poter parlare di sindrome premestruale sono essenzialmente due:
- i segni e i sintomi avvertiti devono ricorrere nella stessa fase del ciclo per almeno tre cicli consecutivi;
- presenza di un periodo asintomatico durante la prima metà del ciclo (nota anche come fase follicolare).
Queste due condizioni, indispensabili, come detto, per porre una diagnosi di sindrome premestruale limitano molto il numero di donne affette da questa patologia, non poi così comune come si è ritenuti a pensare. Infatti il lamentare una fastidiosa e/o dolorosa sintomatologia nei giorni precedenti il flusso mestruale non autorizza, di per sé, a parlare di sindrome premestruale.
Si ritiene che una grande maggioranza di donne (80-85%) lamenti problemi di variabile entità nei giorni che precedono il flusso, in una parte di esse (circa un 20-40%) tali problemi possono avere ripercussioni più o meno marcate nella vita quotidiana, ma solo in un 5% dei casi sussistono le condizioni per poter parlare con certezza di sindrome premestruale.
Sindrome premestruale – Sintomi
I sintomi che caratterizzano il quadro della sindrome premestruale fanno la loro comparsa in un periodo compreso fra i 7 e i 10 giorni prima della comparsa del flusso mestruale; questa sintomatologia è estremamente variegata e complessa e varia da caso a caso; segni e sintomi frequenti sono:
- tensione mammaria
- mastodinia
- cefalea (che può essere particolarmente intensa)
- gonfiore addominale
- malumore
- depressione
- nervosismo
- instabilità comportamentale
- ritenzione idrica (relativamente a questa specifica manifestazione clinica consigliamo la lettura del nostro articolo Ritenzione idrica e ciclo mestruale)
- ecc.
Da questo elenco di sintomi si può intuire come la sindrome premestruale possa ripercuotersi in modo negativo in ambito sociale e nell’ambito del rapporto di coppia. Nei casi più seri di sindrome premestruale, infatti, non sono rari problemi a livello professionale (assenze dal lavoro, scarso rendimento professionale, eccessivo nervosismo) e livello sessuale (notevole calo della libido).
In alcune circostanze, comunque eccezionali, si registrano comportamenti di tipo psicotico (tendenze suicidarie e comportamenti criminali).
Sindrome premestruale – Quando inizia?
La sindrome mestruale può comparire in qualunque periodo della vita riproduttiva della donna, ma, di norma, la si registra più frequentemente in soggetti non particolarmente giovani e che hanno avuto una storia di cicli mestruali di tipo naturale.
Raramente la sindrome premestruale fa il suo esordio in modo acuto; si assiste piuttosto a un graduale peggioramento nel corso degli anni.
Difficilmente la condizione scompare senza che la donna adotti una qualsiasi forma di trattamento, sia che per trattamento si intenda una modifica dello stile di vita sia che si faccia riferimento a una terapia di altro tipo.
Non esistono dati certi in materia, ma sembra che l’avvicinarsi al periodo della menopausa migliori il quadro generale. Le ipotesi che possa essere una gravidanza a scatenare (o aggravare) la sindrome non sono state dimostrate.
Non si hanno dati certi nemmeno sul fatto che la frequenza della patologia venga aumentata dalla legatura delle tube.
Alcuni autori ritengono che vi siano in gioco fattori di tipo genetico.
Cause
Nel corso del tempo sono state proposte molte teorie sulle cause di origine della malattia in questione; a tutt’oggi però la sindrome premestruale è da considerarsi una patologia dall’eziologia sconosciuta.
Alcuni autori propendono per la cosiddetta teoria ormonale; in base a questa teoria la sindrome premestruale sarebbe dovuta a un’alterazione del rapporto estrogeni-progesterone legato a un deficit di progesterone nella seconda metà del ciclo mestruale (la cosiddetta fase luteinica); attualmente la teoria ormonale è una delle più accreditate.
Altra teoria proposta è quella della disfunzione tiroidea; questa teoria è essenzialmente basata sul fatto che un certo numero di donne affette da sindrome premestruale presentano sintomi clinici o subclinici di ipotiroidismo e che l’assunzione di ormoni tiroidei apporta un certo miglioramento al quadro clinico della sindrome.
Secondo alcuni i motivi andrebbero ricercati in un’alterazione del ricambio idrosalino, alterazione che sarebbe determinata da una ridotta o da un’eccessiva presenza degli ormoni che agiscono sul bilancio idroelettrolitico, vale a dire ormone antidiuretico, aldosterone, prolattina, estrogeni e progesterone.
Un’altra teoria è quella dell’ipovitaminosi B6; in base a questa teoria la sindrome premestruale sarebbe legata al rapporto tra i (bassi) livelli di vitamina B6 e determinate funzioni dell’apparato endocrino.
Altre teorie proposte sono quella dell’ipoglicemia (i quadri dell’ipoglicemia e della sindrome premestruale hanno molto in comune ed è provato che gli ormoni sessuali possono influenzare il metabolismo glicidico), quella del deficit di prostaglandine E1 e quella psicosomatica.
Va infine ricordata la teoria che attribuisce l’insorgenza della sindrome premestruale alle modificazioni cicliche dell’attività degli oppioidi endogeni (le cosiddette molecole del benessere quali, per esempio, la serotonina o le endorfine); una riduzione transitoria del livello di queste sostanze sembrerebbe spiegare il legame che intercorre fra le variazioni cicliche dell’attività ovarica e le varie alterazioni delle funzioni intestinali, dell’appetito, dell’umore e del comportamento che caratterizzano la sindrome in questione, tutte queste funzioni, infatti, sono più o meno direttamente modulate da tali sostanze. Non a caso, gli autori che ritengono probabile questa causa propongono il ricorso a farmaci neuroattivi.
Comunque sia, come si vede, le ipotesi in gioco sono molte, ma non è stato possibile fino a ora ottenere evidenze scientifiche tali da far propendere per l’una piuttosto che per l’altra.

I sintomi che caratterizzano il quadro della sindrome premestruale fanno la loro comparsa in un periodo compreso fra i 7 e i 10 giorni prima della comparsa del flusso mestruale
Sindrome premestruale – Rimedi
Dal momento che le teorie proposte sulle cause della sindrome premestruale sono molte è giocoforza che molti siano i rimedi consigliati per ridurre i problemi che tale patologia comporta.
Tra i rimedi maggiormente consigliati vi sono l’assunzione di progesterone e progestinici, quella di vitamina B6 nonché quella di farmaci ad azione diuretica.
Anche l’assunzione della pillola contraccettiva viene spesso consigliata come terapia della sindrome sempre che, ovviamente, la donna non desideri avere una gravidanza o che non esistano controindicazioni all’utilizzo di tale farmaco. Di norma vengono consigliate le pillole contraccettive ad alto contenuto di progesterone.
In alcuni casi, comunque, come riportato da alcune ricerche, la somministrazione della pillola contraccettiva ha contribuito a peggiorare il quadro clinico.
Dal momento che uno dei sintomi della sindrome premestruale è il dolore al seno (mastodinia) possono essere consigliati farmaci che agiscono riducendo i livelli di prolattina (un ormone responsabile della tensione e del dolore mammari).
La somministrazione di farmaci diuretici viene effettuata per contrastare la ritenzione idrica; uno dei diuretici maggiormente consigliati è lo spironolattone, un principio attivo che, diversamente da quanto accade con molti farmaci della stessa categoria, evita cali eccessivi dei livelli di potassio.
Per attenuare i dolori addominali e il mal di testa vengono generalmente prescritti i comuni FANS, fra quelli più usati vanno ricordati il diclofenac, l’ibuprofene e il paracetamolo.
Altri consigli per cercare di attenuare il disagio che la sindrome premestruale provoca sono quelli di apportare alcune modifiche al proprio stile di vita; fra i consigli più gettonati vi è quello di ridurre, nella settimana che precede il ciclo, l’assunzione di caffeina e sale e di ricorrere a una blanda assunzione di vitamine e sali minerali, in particolar modo di magnesio.
Un altro consiglio è quello di svolgere, compatibilmente con la propria condizione, un’attività fisica regolare.
La somministrazione di farmaci ad azione antidepressiva (per esempio fluoxetina, alprazolam e sertralina) è indicata soltanto in casi di particolare severità.
Secondo alcuni autori, in casi di gravità eccezionale che non rispondono a nessun tipo di trattamento può essere presa in considerazione la chirurgia (rimozione in laparoscopia delle ovaie); ovviamente se la donna è sicura di non desiderare più un figlio.