Con la locuzione sonno polifasico ci si può riferire non soltanto alla tipologia di sonno tipica del neonato, ma a una tecnica che negli ultimi anni sta facendo discutere.
Di fatto, attraverso tale tecnica si vuole ottenere la possibilità di massimizzare le ore di veglia; le ore di sonno globali nell’arco di una giornata variano, a seconda delle varie metodiche, da un minimo di 2 a un massimo di 6.
Ciò sembrerebbe contrastare con il principio, da molti ritenuto indiscutibile, secondo il quale gli esseri umani hanno bisogno di riposare almeno 7-8 ore al giorno. Non tutti concordano con questo asserto e vi sono studiosi che ritengono che le ore di sonno veramente necessarie siano quelle che ci consentono di svegliarci autonomamente e di sentirci riposati, indipendentemente dal loro numero.
Di fatto le tecniche partono dal principio che la fase REM è l’unica veramente necessaria; le altre fasi, quelle in cui sonno è più leggero e più pesante sono di fatto inutili e sarebbero state sviluppate nel corso del processo evolutivo dell’uomo allo scopo di ottenere una maggiore flessibilità e sicurezza durante il riposo. Attraverso l’allenamento sarebbe però possibile tagliare queste fasi non REM aumentando il tempo di veglia senza conseguenze.
Le due tecniche più note per sfruttare il sonno polifasico sono il metodo Uberman e il metodo Everyman. In linea generale occorrono circa due settimane per abituarsi a queste tecniche, anche se la risposta ai cambiamenti di abitudine è strettamente personale; vi sono soggetti che si abituano più velocemente e altri che necessitano di periodi più lunghi per assestarsi. Vediamo brevemente come funzionano.
Sonno polifasico: il metodo Uberman
Il metodo Uberman è una tecnica piuttosto drastica; praticamente consta di 6 fasi di 4 ore ciascuna; ogni fase consiste di una veglia di 3 ore e 40 minuti e di 20 minuti di sonno per un totale di 2 ore di sonno complessivo. Per almeno un mese s’impone un rispetto rigido degli orari delle fasi; di fatto non sono consentite deviazioni (in seguito le fasi possono diventare più elastiche, pur mantenendo inalterate le durate di veglia e sonno).

Con il sonno polifasico si vogliono massimizzare le ore di veglia; le ore di sonno globali nell’arco di una giornata variano, a seconda delle varie metodiche, da un minimo di 2 a un massimo di 6.
Sonno polifasico: il metodo Everyman
Il metodo Everyman è una tecnica più “soft”, anche se le ore di sonno non sono poi moltissime, 4 in tutto. Praticamente consta di 5 fasi: una fase prevede un sonno consecutivo di 3 ore dopodiché vi sono 4 fasi consistenti in una veglia di 3 ore e 40 minuti seguita da 20 minuti in cui si dorme.
Il sonno polifasico funziona?
Senza entrare nel merito di eventuali conseguenze a lungo termine della deprivazione di sonno (conseguenze che ci sono), i vari metodi sono ben poco realistici e dovrebbero essere utilizzati solo in circostanze particolari (per esempio atleti impegnati in prove di durata molto lunga, 24 ore ed oltre). Scegliere tale metodo costringe a diverse modifiche del proprio stile di vita sociale e personale; un banale esempio: un incontro con amici per una cena o la visione di un film possono durare ben più di quattro ore; non è facilissimo, socialmente parlando, allontanarsi per rispettare il proprio “turno”!