Stile di vita è una locuzione che ricorre spesso nei discorsi salutistici associata a un aggettivo che ne dà un giudizio immediato: buon stile di vita, cattivo stile di vita, stile di vita sano ecc. Nessuno però si assume l’onere di definire cosa sia un buon stile di vita, se non facendolo per grandi linee, affidandosi al solo senso comune.
Una recente statistica afferma che circa i due terzi di italiani sono convinti di seguire un buon stile di vita, ma che sono pure convinti che solo una minoranza della popolazione viva in modo salutisticamente valido. Incrociando tali dati non si può che arrivare che a una conclusione: ognuno tira l’acqua al proprio mulino e definisce buono il “suo” stile di vita, assolvendosi da tanti “peccatucci” che poi proprio veniali non sono. Si scopre così che fumare 7-8 sigarette al giorno, bere mezzo litro di vino a pasto, non fare attività fisica che in vacanza, avere 5-6 kg di sovrappeso non sono considerati fattori negativi per la salute.
Partendo dai dati raccolti dalla letteratura scientifica è però possibile ottenere una definizione di “buon stile di vita” molto precisa e soprattutto utile a dimostrare come spesso non abbia senso ingannarsi e credere che il proprio sia “il migliore dei mondi possibili” relativamente alla nostra salute.
Prima di definirlo, vediamo perché è così importante. Ormai è evidente che la differenza in anni di vita fra chi ha un pessimo stile di vita (per esempio fuma, beve ed è in sovrappeso) e chi ce l’ha ottimo può essere anche di 40-50 anni (mediamente). Il vero problema è però la speranza di vita in buona salute. Chi ha uno stile vita decente, ma non ottimale può vivere fino a 80-85 anni, ma passa gli ultimi 10-15 anni della propria vita in condizioni non certo ottimali per definire l’esistenza come “bella”. Troppe persone accusano dei propri acciacchi la vecchiaia anziché accusare le falle nel loro stile di vita passato.
In altri termini,
se vuoi vivere al meglio, cura il tuo corpo.
Analizzando le ricerche più importanti (come quelle dell’Organizzazione Mondiale della Sanità), si scopre che:
i vari fattori di rischio si sinergizzano a vicenda.
Consideriamo un soggetto (riflettete un attimo e troverete sicuramente un conoscente che corrisponde alla descrizione) che:
- fuma 30 sigarette al giorno;
- ha una pressione arteriosa elevata (per esempio 170/100);
- beve oltre la soglia etanolica (per esempio l’equivalente di 1 litro di vino al giorno);
- ha il colesterolo cattivo alto e quello buono basso (valori per esempio 270-30);
- è in sovrappeso (per esempio di 15 kg);
- è sedentario.
In base alla letteratura scientifica ha perso circa 50 anni di vita!
Questo dato può sembrare irrealistico, ma non lo è se si pensa che il nostro aspirante suicida molto probabilmente ha una vita media di 50 anni (fra incidenti cardiovascolari, tumori, ictus, diabete ecc.). In altri termini, avrebbe potuto vivere fino a 100 anni. Tale conclusione è in linea con il fatto che la vita media della popolazione occidentale è di 80 anni, pur vivendo la gran parte in modo non salutisticamente accettabile.
Proviamo a ridurre i vizi del nostro soggetto e verifichiamo la perdita di chi:
- non fuma;
- ha una pressione “normale” (150/90; 150 dovrebbe essere considerata una pressione comunque elevata);
- beve due bicchieri di vino a pasto e un liquore alla sera (l’equivalente di un litro di vino al giorno);
- ha il colesterolo cattivo alto e quello buono basso (270-30);
- è in sovrappeso (10 kg);
- è sedentario.
Totale: perderà circa 25 anni.
È il classico soggetto che lascerà questa valle di lacrime attorno ai 70 anni.
Facciamo ancora meglio. Consideriamo un ultimo soggetto che:
- non fuma;
- ha una pressione “normale” (150/80);
- non beve o beve saltuariamente;
- ha il colesterolo nella norma;
- è in sovrappeso (10 kg);
- è sedentario.
Per molti il soggetto ha una vita sana, è in sovrappeso “per l’età”. Peccato che abbia perso comunque 10 anni di vita. È il classico soggetto che morirà attorno agli 80 anni, dopo aver passato gli ultimi 10-15 anni della sua esistenza “da vecchio” con acciacchi vari.
Questi dati dovrebbero far riflettere sull’importanza dei fattori di rischio, ma non risolvono ancora il problema di definire un buon stile di vita. Infatti alcuni fattori (come l’ipertensione o l’ipercolesterolemia) non si riferiscono a comportamenti del soggetto e una piccola parte della popolazione (non pensate subito di essere fra questi!) è comunque geneticamente predisposta.
È inoltre importante notare che l’aspetto psicologico ha una rilevanza fondamentale non tanto sull’aspettativa di vita quanto su moltissime patologie che, se non fatali, certo sono esistenzialmente invalidanti. Purtroppo l’aspetto psicologico non è quantificabile come i precedenti fattori di rischio, la sua valutazione è lasciata al soggetto.

La differenza in anni di vita fra chi ha un pessimo stile di vita (per esempio fuma, beve ed è in sovrappeso) e chi ce l’ha ottimo può essere anche di 40-50 anni (mediamente)
Il buon stile di vita (Albanesi, 2021)
Il soggetto ha un buon stile di vita se:
- non fuma;
- non eccede con gli alcolici;
- non fa uso di droghe e/o non abusa di farmaci;
- non è in sovrappeso;
- non è sedentario;
- ha un’alimentazione varia ed equilibrata;
- ha una cultura medica di base;
- non è stressato;
- non è ansioso;
- non è depresso.
Note
1 – Il primo punto dovrebbe essere così ovvio che non è necessario nessun approfondimento.
2 – Non eccedere con gli alcolici significa stare sotto la soglia etanolica di sicurezza. Chi beve abitualmente alcolici a pasto spesso non ci riesce. Limitarsi a un solo bicchiere a pasto (senza liquori extra e senza mai sforare) è una condizione teorica, ma non pratica.
4 – Il sovrappeso deve essere calcolato con indici di magrezza moderni.
5 – L’importanza di una sana attività fisica non può essere messa in discussione.
6 – Alimentazione varia ed equilibrata non significa solo la presenza della frutta e della verdura nei propri pasti, ma anche una varietà globale nell’impiego dei cibi.
7 – Questo è l’unico punto sostituito nella precedente versione (2006) della definizione del buon stile di vita (il punto precedente parlava genericamente di prevenzione). Ormai è chiaro che la prevenzione ha senso solo se il soggetto capisce le basi della sua salute, altrimenti rischia di prendere enormi cantonate, crede a tutti (soprattutto alla medicina non ufficiale) o passa la sua vita in mezzo a una selva di esami a volte del tutto inutili.
8, 9, 10 – Lo stress, l’ansia e la depressione sono in gran parte dei casi motivati da un errato percorso psicologico, da una cattiva comprensione del mondo e di sé. L’impiego di farmaci per combatterli non può riportare a “buono” lo stile di vita del soggetto.
Ovvio che lo stile di vita non è buono (cioè il soggetto vive male) se anche uno solo dei punti sopraccitati non è soddisfatto. Può sembrare una condizione molto restrittiva, ma è coerente con la logica e con la visione della vita di chi cerca il meglio. Infatti, se si accetta la definizione di “buon stile di vita” come AND logico di dieci condizioni (devono essere soddisfatte tutte), il negato della proposizione (non buono, cioè cattivo stile di vita) è l’OR delle dieci condizioni negate (basta che sia soddisfatta una sola delle negate).
Salute e stile di vita
Questo è in parole povere il riassunto di molte mail che mi arrivano. Spesso si tratta di problemi che la medicina ufficiale non sa gestire bene, se non tamponandoli, e che la medicina alternativa finge di saper gestire con risultati il più delle volte estremamente deludenti. Visto che è inutile lamentarsi che i buoi sono scappati se si è lasciata aperta la porta, la risposta che do è:
prima cambia stile di vita e poi riconsidera la situazione.
Certo, smettere di fumare, di bere abitualmente, eseguire controlli periodici (una risposta non intelligente è: “costano”, quando poi si scopre che la persona è abituata a spendere soldi per oggetti e/o attività discutibili), imparare a gestire la propria vita, mettersi a fare sport ecc. può essere molto duro, ma il premio sono decine di anni di vita e una qualità dell’esistenza migliore.
Smettiamo di cercare improbabili scorciatoie e rimbocchiamoci le maniche. In almeno l’80% dei casi in cui mi si contatta per problemi di salute fastidiosi, lo stile di vita non è buono.
Basta questo dato per ritenere
lo stile di vita come il primo e insostituibile farmaco.
I COMMENTI
Una pietra miliare
Ciao Roberto, l’articolo sullo stile di vita è una pietra miliare del sito, un mezzo potentissimo per la divulgazione della cultura del wellness e un patrimonio di informazioni da registrare nella mia rom!
Da aspirante centenario mi preme aggiungere che il buon stile di vita non solo non toglie anni all’esistenza, ma in più vi aggiunge qualità, senza particolari rinunce:
- Non è un sacrificio rinunciare al fumo.
- Non è un sacrificio bere solo vino di qualità nelle occasioni giuste.
- È un piacere abbondare con la frutta e con la verdura.
- È un godimento usare quotidianamente il proprio corpo per ciò per cui è stato progettato (ovvero correre, non riscaldare il divano).
- È un grande premio imparare a vedere l’aspetto divertente o quantomeno costruttivo delle situazioni.
Grazie ancora per aiutarci a vedere un po’ più in là.