Il tartaro dentale (anche, ma più raramente, calcolo) è un insieme di depositi minerali composto per circa l’80% da sali inorganici (40% circa calcio, 20% fosforo e 20% fra sodio, manganese, carbonato e fluoruro) e per il 20% da varie altre sostanze.
Il tartaro può essere presente solo sulla superficie dentale esterna oppure può trovarsi anche internamente alla gengiva con conseguente formazione di tasche parodontali; quest’ultimo caso è particolarmente critico perché, a lungo andare, può determinare l’insorgenza di una patologia piuttosto seria, la parodontite (popolarmente nota come piorrea).

L’ablazione del tartaro è un’operazione fondamentale per un’ottima salute dei denti
Il colore del tartaro è molto variabile (dal giallastro al marrone al nero); il colore marrone è dovuto generalmente ai pigmenti degli alimenti (e al tabacco nei fumatori), mentre il nero è più tipico del tartaro sottogengivale ed è dovuto generalmente al processo di ossidazione del ferro presente nell’emoglobina che si trattiene sui depositi che si sono venuti lentamente a formare.
Il tartaro è fortemente adeso alle superfici di deposito e la sua rimozione è praticamente impossibile con il solo uso dello spazzolino; è infatti necessario ricorrere all’intervento del dentista o dell’igienista dentale con un intervento di rimozione noto come detartrasi (vedasi ultimo paragrafo).
La formazione del tartaro
I depositi si formano nel tempo a causa dei residui di cibo che non vengono totalmente rimossi durante le normali operazioni di pulizia dentale; si ha quindi una colonizzazione batterica che porta alla formazione della cosiddetta placca dentale che calcificandosi darà luogo alla formazione dei depositi di tartaro (la placca è un aggregato composto da germi – 90% circa -, residui alimentari e vari sali minerali che aderisce fortemente alla superficie dentale; si presenta come una patina opalescente diversa da persona a persona in base al contenuto enzimatico della saliva).
I tempi di formazione sono molto diversi da individuo a individuo; in alcuni soggetti sono sufficienti pochi giorni, mentre in altri il processo di formazione è decisamente più lento; molto dipende dal pH e dalla composizione della saliva (generalmente correlati al regime alimentare del soggetto) che possono condizionare sia la qualità sia la quantità sia la velocità della formazione.
Come accennato all’inizio, il tartaro può interessare i denti soltanto a livello superficiale oppure (ed è questo il caso più grave) può penetrare internamente alle gengive, più precisamente nel cosiddetto solco gengivale, una scanalatura di circa 1-2 mm o poco più che circonda il dente e che è delimitata da un lato dalla superficie dentale e dall’altro dalla gengiva marginale. Pian piano il tartaro si accumula e provoca un’irritazione gengivale che porta alla formazione delle cosiddette tasche parodontali nelle quali penetrano e si annidano moltissimi microrganismi patogeni che nel tempo creano seri problemi alle strutture ossee che sostengono i denti. Inizialmente il processo patologico è caratterizzato da una certa mobilità dentale, dal dolore e dal sanguinamento gengivale; in seguito si arriva alla caduta del dente.
Tartaro: prevenzione e cura
La miglior difesa nei confronti dei problemi provocati dal tartaro è sicuramente la prevenzione; è necessario, nei limiti del possibile, impedirne la formazione attraverso corrette e regolari manovre igieniche (a questo proposito si ricorda l’importanza dell’uso corretto di spazzolino, dentifricio, filo interdentale, collutorio e scovolino).
Le zone nelle quali il tartaro si presenta con più frequenza sono quelle in prossimità dello sbocco delle ghiandole salivari e la superficie linguale dei denti incisivi inferiori; si deve pertanto prestare una notevole attenzione alla pulitura di queste zone facendo in modo che essa sia il più accurata possibile.
Ablazione del tartaro: come rimuoverlo
Anche se l’igiene dentale domestica è eseguita correttamente è buona norma sottoporsi a manovre di igiene eseguite in modo professionale presso uno studio dentistico.
L’operazione di rimozione del tartaro viene denominata detartrasi (anche ablazione del tartaro); questa operazione può essere effettuata soltanto da operatori professionali (odontoiatri o igienisti dentali). Per approfondire: Detartrasi.