In ambito medico, con il termine tic si indicano gesti, espressioni o movimenti brevi, rapidi, ripetitivi, involontari, aritmici e stereotipati (ovvero riprodotti sempre con la medesima modalità). I tic rientrano nella categoria dei cosiddetti disordini del movimento.
Si tratta di un disturbo che si riscontra con una certa frequenza; i dati più recenti riportano che, nella popolazione generale, la prevalenza vari dal 4 al 19% circa nel periodo compreso tra i 6 e i 10 anni; decisamente meno frequente la sindrome di Tourette (dallo 0,5 al 3,8%), un disturbo neurologico, ritenuto di origine ereditaria, caratterizzato dalla presenza di almeno due tic motori e di almeno un tic vocale.
Per quanto certi movimenti vengano percepiti come irresistibili è possibile riuscire a tenerli sotto controllo per brevi periodi di tempo (in ciò differiscono da altri disturbi del movimento quali discinesie, mioclonie e tremori).
I tic non possono essere definiti, in sé, una grave patologia; è però vero che possono essere particolarmente fastidiosi, sia per i risvolti psicologici che essi comportano sia perché, generalmente, sono associati a difficoltà comportamentali di vario tipo (iperattività motoria, disturbi del calcolo o della lettura, disturbi del sonno ecc.). Va inoltre considerato che si tratta di un disturbo che in alcuni casi porta a conflitti in ambito familiare; non è infatti raro il caso di genitori che adottano comportamenti punitivi nei confronti del bambino nel tentativo di far cessare la manifestazione ticcosa; il fallimento di questa strategia porta quasi inevitabilmente a un incremento della tensione nella relazione fra il bambino e l’adulto.
I tic, sulle cui cause non è ancora stata fatta chiarezza, possono manifestarsi in molti modi diversi; quelli più comuni sono i tic facciali (per esempio strizzare o sbarrare gli occhi, aggrottare le sopracciglia, sbattere le palpebre, abbassare i lati della bocca), quelli del collo (movimenti di torsione, rotazione, tentennamento, negazione ecc.), quelli delle spalle (sollevamento), quelli respiratori (soffiare il naso, tossicchiare, soffiare, sbadigliare), quelli vocali (ecolalia e coprolalia ovvero, rispettivamente, ripetizione, a tipo automatico, di parole o di una frase udite al momento e l’impulso anormale a fare continuo riferimento e con espressioni volgari, agli escrementi, all’ano, agli organi genitali), quelli fonatori (grugnire, latrare ecc.), quelli delle braccia, delle mani e delle dita ecc.
Tipicamente il movimento è preceduto da una sensazione di tensione o da un impulso premonitore. Molto spesso, dopo la manifestazione del tic, il soggetto prova un sentimento di vergogna che l’ambiente circostante può contribuire ad esagerare o, al contrario, a minimizzare.
Le manifestazioni possono essere esacerbate da situazioni di forte emozione, ansia o stress psicofisico; al contrario, tendono generalmente ad attenuarsi quando il soggetto è impegnato in attività che richiedono una certa concentrazione (per esempio la lettura).
Per definizione, i tic non si verificano mai durante il sonno.
Sono i soggetti di sesso maschile a essere più frequentemente colpiti dal disturbo.
Tic motori e vocali
Esistono numerose classificazioni del disturbo; una delle più comuni distingue fra tic motori e vocali, a loro volta classificabili come semplici o complessi.
Fra quelli motori semplici ricordiamo, per esempio, le alzate di spalle, i colpi di tosse, gli ammiccamenti, fra quelli complessi vengono classificati azioni come il saltare, odorare oggetti, pestare i piedi, l’imitazione di movimenti altrui (la cosiddetta ecocinesi) ecc.
Esempi di tic vocali semplici sono il grugnire, il latrare, lo sbuffare, il raschiarsi la gola ecc., mentre quelli complessi sono per esempio la ripetizione di frasi o parole fuori dal contesto del discorso, le già citate ecolalia e coprolalia ecc.
Facendo riferimento alla loro evoluzione nel tempo si distinguono tic transitori e cronici.
I tic transitori sono quelli più comuni; possono essere definiti come tali quelli che hanno una durata di almeno 28 giorni, ma non si manifestano per più di 12 mesi consecutivi; insorgono tipicamente tra i 3 e i 10 anni di età e scompaiono spontaneamente.
Rientrano nella classificazione dei tic cronici qeulli che fanno il loro esordio prima dei 18 anni di età, si manifestano quotidianamente per varie volte per un periodo superiore a 12 mesi (senza un periodo superiore a tre mesi consecutivi senza manifestazioni).
È stato osservato che i tic si manifestano più frequentemente nei soggetti affetti da disturbi psichiatrici (autismo, disturbo ossessivo compulsivo, psicosi ecc.), ma anche in coloro nei quali è presente una forte componente ansiosa (pur essendo sani da un punto di vista prettamente psichiatrico).
Diagnosi di tic
Non esistono test diagnostici specifici per la conferma della diagnosi di tic; in genere vi si arriva in seguito a un’attenta anamnesi personale e familiare e attraverso l’osservazione e l’esame neurologico. La diagnosi differenziale viene posta con quei disturbi del movimento nei quali non sono presenti la stereotipia del movimento e il carattere improvviso.

In ambito medico, con il termine tic si indicano gesti, espressioni o movimenti brevi, rapidi, ripetitivi, involontari, aritmici e stereotipati
Terapia
In molti casi, come detto, il disturbo scompare spontaneamente e non risulta necessario alcun trattamento.
Ai farmaci si ricorre nel caso di forme croniche e nella sindrome di Tourette.
Sicuramente, a livello familiare, è importante non sottovalutare la questione, anche in caso di tic non particolarmente gravi, vista l’ansia che potrebbe derivare dalla situazione.
Tutti gli autori concordano sul fatto che le manifestazioni ticcose non devono essere represse con rimproveri e proibizioni.
Fra i trattamenti non farmacologici ai quali si ricorre più frequentemente si ricordano la psicoterapia (se il tic risulta inserito in un contesto di nevrosi o di psicosi), alla terapia psicomotoria (quando si ritiene che il disturbo sia una reazione a un comportamento motorio caratterizzato da goffaggine o inabilità) e alla cosiddetta terapia comportamentale di decondizionamento operante (quando il tic è prevalentemente motorio); quest’ultima forma di trattamento consiste nel far ripetere volontariamente al soggetto, di fronte a uno specchio, tutti i giorni o a giorni alterni, per circa 30 minuti, il movimento che caratterizza il tic.