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Anosmia

Anosmia è un termine usato in ambito medico per indicare la totale perdita dell’olfatto; si parla invece di iposmia quando la perdita è soltanto parziale.

La maggior parte di coloro che soffrono di anosmia lamentano anche ageusia (perdita della sensibilità gustativa); la cosa è facilmente spiegabile con il fatto che molti sapori dipendono primariamente dalla stimolazione olfattiva piuttosto che da quella del gusto. Come vedremo, la cura di questi sintomi non è sempre praticabile.

Come vedremo, le cause di anosmia possono essere diverse; in molte circostanze il problema è transitorio, ma non mancano certo i casi in cui il problema ha carattere permanente.

L’anosmia non è un disturbo di poco conto; secondo alcune ricerche, espone a un maggiore rischio di incidenti domestici e in soggetti più sensibili può contribuire allo sviluppo di sintomi depressivi o di disturbi alimentari.

La perdita dell’olfatto inoltre può essere alla base di isolamento sociale perché alcune delle persone che ne soffrono tendono a sviluppare alcuni timori come quelli di emanare cattivo odore o di avere la casa sporca.

Esiste anche il rischio di consumare cibi avariati e di non avvertire le perdite di gas e l’odore di bruciato (fondamentale è quindi la presenza di rilevatori di gas e di allarmi antincendio); molti sperimentano anche la disaffezione verso l’attività culinaria in quanto il non poter percepire odori incide molto sul piacere di cucinare.

La perdita dell’olfatto colpisce più frequentemente i soggetti di sesso maschile.

Cause

Possiamo dividere le cause di anosmia in tre categorie principali:

  • ostruzione all’interno del naso
  • distruzione dei recettori olfattivi
  • distruzione delle vie olfattive nel cervello.

Ostruzione all’interno del naso – La perdita dell’olfatto può essere dovuta a un’allergia (per esempio, la rinite allergica stagionale) oppure alla presenza di polipi nasali.

Distruzione dei recettori olfattivi – L’anosmia può essere stata causata da sinusite cronica, infezioni virali a carico delle alte vie respiratorie, tossine, farmaci (per esempio, le anfetamine, l’enalapril, la reserpina, le fenotiazine ecc.) e tumori (evenienza possibile, ma poco frequente). Anche l’uso prolungato di decongestionanti nasali può causare la distruzione dei recettori olfattivi e, conseguentemente, anosmia.

Distruzione delle vie olfattive nel cervello – Le condizioni che possono provocare la distruzione delle vie olfattive nel cervello sono varie; fra queste si ricordano i traumi cranici, i tumori cerebrali, il morbo di Alzheimer, i disturbi neurologici degenerativi (come, per esempio, la sclerosi multipla), le infezioni cerebrali e gli interventi neurochirurgici.

Fra tutte le cause citate le più comuni sono i traumi cranici, il morbo di Alzheimer e le infezioni virali.

Va anche precisato che una forte riduzione del senso dell’olfatto fa parte dell’inevitabile processo di invecchiamento; è infatti fisiologica una perdita di neuroni associati ai recettori olfattivi; di norma, in assenza di altre cause, una riduzione dell’olfatto inizia a essere abbastanza evidente una volta superati i 60 anni di età.

Il ruolo del fumo di sigaretta è incerto, ma è un fatto che sono moltissimi i fumatori che lamentano ageusia e anosmia, disturbi che in molti casi regrediscono dopo un certo periodo di astinenza dal fumo.

L’anosmia congenita (ovvero presente fin dalla nascita) è molto rara, ma è comunque documentata in letteratura medica.

Se è vero che l’anosmia è spesso legata a problemi transitori e di non particolare gravità, nel caso in cui non si sia praticamente certi della causa sottostante (per esempio, un’anosmia legata a un attacco influenzali), è sempre opportuno far presente il problema al proprio medico curante o a uno specialista in otorinolaringoiatria, in particolare se la perdita dell’olfatto si manifesta dopo un trauma cranico o in modo del tutto improvviso o se è associata a segni o sintomi neurologici (problemi di equilibrio, disturbi visivi, difficoltà nell’esprimersi o nel deglutire ecc.).

Anosmia e Coronavirus (COVID-19)

Dai dati attualmente disponibili, si riscontra una frequenza di anosmia in circa il 30-60% dei soggetti interessati (è uno dei sintomi iniziali). È quindi ragionevole ritenere che esista uni’importante relazione fra tale disturbo e l’infezione da Coronavirus.

Attualmente, la perdita dell’olfatto nei soggetti colpiti da COVID-19 ha una durata relativamente breve, ma non è detto che in altri casi non si abbiano problematiche di maggiore durata. Occorrerà una maggior mole di studi per avere maggiori certezze su questo punto.

Nel caso del COVID-19, un altro sintomo spesso associato all’anosmia è l’ageusia (perdita del gusto).

Anosmia – Esami diagnostici e sintomi associati

Per prima cosa, il medico curante (o lo specialista) dovrà porre al paziente varie domande relative sia ai vari sintomi e segni eventualmente associati all’anosmia, sia alla storia clinica; sarà poi la volta di un esame obiettivo; verificherà l’eventuale presenza di sintomi neurologici, in particolare quelli che sono relativi a una modifica dello stato mentale (per esempio, problemi mnemonici) o ai nervi cranici (diplopia, difficoltà nella deglutizione, nel parlare ecc.).

Importanti anche l’ispezioni delle cavità del naso per verificare la presenza di processi infiammatori, edema, polipi nasali e secrezioni.

È poi necessario un test sull’olfatto che può essere effettuato mettendo vicino al naso della persona sostanze dall’odore molto noto (vaniglia, caffè ecc.); esistono comunque in commercio anche appositi kit per l’analisi dell’olfatto.

Nel caso in cui il medico non sia certo della causa dell’anosmia può valutare il ricorso a mezzi di indagine diagnostica per immagini come, per esempio, una tomografia computerizzata (TAC) oppure una risonanza magnetica (RMN) della testa che includa anche i seni paranasali, per verificare l’eventuale presenza di lesioni strutturali (una massa tumorale, una frattura, un ascesso ecc.).

Altre indagini diagnostiche utilizzate sono la rinomanometria, l’elettro-olfattogramma e i potenziali evocati olfattivi.

Anosmia - Sintomi associati - Cura

Anosmia è un termine usato in ambito medico per indicare la totale perdita dell’olfatto; si parla invece di iposmia quando la perdita è soltanto parziale.

Come si cura l’anosmia?

La cura dell’anosmia è ovviamente causa-dipendente; va cioè risolta la condizione patologica sottostante, cosa non sempre possibile o che non sempre permette il ritorno del senso dell’olfatto.

Nel caso di anosmia da infezioni delle alte vie respiratorie la terapia consiste nella somministrazione di appositi farmaci (inalazioni, spray nasali, assunzione di antibiotici o corticosteroidi ecc.); una volta risolta l’infezione, il senso dell’olfatto viene generalmente recuperato, anche se non sempre.

I polipi nasali possono essere trattati farmacologicamente o, a seconda dei casi, chirurgicamente; talvolta la capacità olfattiva può essere recuperata. Molto improbabile, invece, è tale recupero nel caso di tumori asportati chirurgicamente o trattati con la radioterapia.

I fumatori dovrebbero smettere di fumare.

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