Le convulsioni sono contrazioni violente e non volontarie che interessano alcuni muscoli scheletrici volontari.
Una pratica distinzione delle convulsioni è quella che le suddivide in:
- toniche
- cloniche
- tonico-cloniche.
Si parla di convulsioni toniche nel caso che la contrazione muscolare sia prolungata; sono dette invece cloniche quando sono di breve durata e sono seguite da una fase di rilassamento; si parla di convulsioni tonico-cloniche quando c’è un susseguirsi di convulsioni toniche e cloniche.
Convulsioni – Cause
Le convulsioni sono un sintomo tipico, ma non esclusivo, dell’epilessia, possono infatti essere causate da altri tipi di patologie o da altre condizioni:
- ascessi cerebrali
- crisi di astinenza (astinenza da alcol, farmaci, sostanze stupefacenti)
- eclampsia
- encefalite
- febbre
- idrofobia
- meningite
- neoplasie cerebrali
- problemi di tipo metabolico (ipoglicemia, iponatremia e ipossia)
- tetano
- uremia.
Le convulsioni si riscontrano molto più frequentemente nei bambini piccoli che nei soggetti adulti e sono in genere associate a febbre decisamente elevata (vedasi più avanti).
La tipologia di convulsione dipende dai cosiddetti foci epilettogeni, ovvero dalle fonti da cui derivano le convulsioni; in base a tali criteri si parla di convulsioni parziali (il focus epilettogeno è situato in una determinata area cerebrale) e di convulsioni generalizzate e continue (il focus epilettogeno è distribuito in diverse zone); il focus non è definito nelle convulsioni epilettiche (continue).
Le crisi convulsive
Esistono numerose classificazioni delle crisi convulsive; una delle più pratiche e ancora utilizzata da molti autori è quella che le suddivide in:
- crisi convulsive parziali
- crisi convulsive generalizzate
- status epilettico.
Nelle crisi convulsive parziali si distingue fra convulsioni semplici (non vi è perdita di coscienza e si riscontra un movimento involontario di un arto) e complesse (vi è perdita di coscienza, ma non necessariamente uno svenimento vero e proprio; in alcuni casi il soggetto può trovarsi a ripetere inconsapevolmente determinati gesti o frasi, può avere offuscamento della vista, comportamenti insolitamente aggressivi ecc.).
Nelle crisi convulsive generalizzate vi è sempre una perdita di conoscenza. Vengono distinte a seconda degli effetti corporei; si parla di assenza (il soggetto è apatico e assume un’espressione assente per un breve periodo di tempo), di convulsioni miocloniche (brevi contrazioni muscolari associate a scatti muscolari), cloniche (contrazioni di breve durata seguite da una fase di rilassamento), tonico-cloniche (si susseguono convulsioni toniche e cloniche, possono verificarsi problemi quali incontinenza urinaria, apnea e morsicatura della lingua) e atoniche (vi è perdita di tono muscolare e conseguente caduta del soggetto).
Nello status epilettico si hanno convulsioni continue che possono durare anche per mezz’ora senza che vi sia mai ripresa di coscienza.
Lo status epilettico è una vera e propria emergenza di tipo medico perché è in grado di produrre un danno neurologico più o meno importante; è quindi necessario agire il più tempestivamente possibile.
Convulsioni febbrili
Compaiono generalmente nei bambini di età compresa fra i sei mesi e i cinque anni, possono verificarsi, quale reazione del sistema nervoso, nel caso in cui la temperatura corporea salga al di sopra dei 38,5 °C. Il problema si registra più frequentemente in soggetti di sesso maschile e in quelli le cui madri abbiano continuato a bere alcolici o a fumare durante il periodo della gravidanza. Il picco di incidenza si registra nei bambini al di sotto dei due anni di età.
Le convulsioni febbrili sono caratterizzate da diverse manifestazioni; il bambino diventa pallido, aggrotta la fronte e le sopracciglia, gli arti sono rigidi, spesso flessi, il battito cardiaco è irregolare e più veloce del normale (tachicardico), si hanno scosse e sussulti, il pallore del viso può trasformarsi in rossore e la respirazione può essere a scatti. La durata degli attacchi è generalmente di 3-4 minuti, ma in alcuni casi può essere molto più lunga (anche venti minuti).
La comparsa di convulsioni febbrili può comportare un aumento del rischio di insorgenza di epilessia, ma è opportuno precisare che non comporta alterazioni né a livello comportamentale né a livello di capacità motorie e intellettive.
La prevenzione si attua cercando, nel bambino colpito da febbre, di ridurre la temperatura corporea riportandola a valori normali attraverso vari mezzi (somministrazione di paracetamolo, borsa del ghiaccio, spugnature ecc.).
Nel caso di un attacco è importante rimanere calmi; la situazione, infatti, può essere generalmente controllata in ambiente domestico seguendo le indicazioni del medico relativamente ai tempi e alle modalità di somministrazione dei farmaci anticonvulsivi. Ovviamente, se le misure intraprese non hanno un effetto rapido è opportuno recarsi alla più vicina struttura sanitaria.

Le convulsioni sono un sintomo tipico, ma non esclusivo, dell’epilessia, possono infatti essere cause da altri tipi di patologie o da altre condizioni.
Convulsioni neonatali
Si tratta di un problema che si riscontra piuttosto frequentemente e, in alcuni casi, è di notevole serietà; può verificarsi in associazione a un qualsivoglia disturbo che coinvolga in modo diretto o in modo indiretto il sistema nervoso centrale. Per approfondire si consulti l’articolo specifico che tratta l’argomento molto dettagliatamente.