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Ipercapnia

Ipercapnia è un termine medico con il quale si indica una concentrazione eccessiva di anidride carbonica (CO2) nei fluidi corporei, in particolare nel sangue; l’anidride carbonica uno dei prodotti di scarto dei processi metabolici cellulari; tale sostanza si scioglie nei fluidi corporei formando acido carbonico; questo viene eliminato dai polmoni, durante la fase espiratoria, sotto forma di anidride carbonica; se il meccanismo di eliminazione non funziona a dovere, si avrà un accumulo di CO2 nel sangue con conseguente acidosi respiratoria.

In molti casi, per quanto la loro relazione non debba essere data per scontata, l’ipercapnia è associata a una condizione di ipossia (carenza di ossigeno nell’organismo) o di ipossiemia (carenza di ossigeno nel sangue).

Il processo opposto dell’ipercapnia è noto come ipocapnia.

Concentrazione ematica di anidride carbonica: i valori normali

In condizioni di normalità la concentrazione di CO2 nel sangue venoso è di circa 45 mmHg (pressione parziale); se si oltrepassa questa soglia si ha ipercapnia.

Cause di ipercapnia

Sono diverse le condizioni patologiche che possono causare ipercapnia; fra queste si ricordano diverse patologie cardiache e polmonari:

  • angina pectoris
  • apnea notturna
  • asma
  • bronchite
  • broncopneumopatia cronica ostruttiva
  • cuore polmonare
  • distress respiratorio
  • edema polmonare
  • embolia polmonare
  • enfisema polmonare
  • fibrosi cistica
  • insufficienza respiratoria
  • polmonite
  • scompenso cardiaco
  • sindrome di Pickwick (sindrome obesità-ipoventilazione).

L’ipercapnia può essere conseguente anche alla respirazione di aria eccessivamente carica di CO2; possibili cause sono inoltre quelle patologie che causano l’indebolimento dei muscoli respiratori (per esempio il botulismo, la miastenia gravis e la sindrome di Guillain-Barré).

Vanno infine ricordate quelle condizioni patologiche che portano a un incremento della produzione di anidride carbonica quali la setticemia, le ustioni, l’ipertermia e l’ipertiroidismo.

Diagnosi

Il principale strumento diagnostico è rappresentato dall’emogasanalisi (più comunemente emogas), un esame che consente la misurazione delle pressioni parziali dei gas arteriosi e il pH del sangue.

Le conseguenze dell’ipercapnia

Allorquando la concentrazione ematica di anidride carbonica oltrepassa i livelli considerati normali il soggetto avverte dispnea (difficoltà nella respirazione, la cosiddetta fame d’aria) e tende a iperventilare, ovvero a respirare più profondamente e in modo più accelerato.

Ipercapnia

Il principale strumento diagnostico per l’Ipercapnia è rappresentato dall’emogasanalisi (più comunemente emogas), un esame che consente la misurazione delle pressioni parziali dei gas arteriosi e il pH del sangue.

Se i livelli di anidride carbonica arrivano a superare i 60 mmHg, oltre alla dispnea, si hanno anche alterazioni del battito cardiaco; arrivati ai 70-80 mmHg, il soggetto diventa letargico, confuso e si ha uno stato semicomatoso; se la pressione arriva a valori >100 mmHg si hanno coma e conseguente decesso.

Terapia dell’ipercapnia

Dal momento che l’ipercapnia è un sintomo che può essere determinata da una notevole varietà di condizioni, la cosa fondamentale è individuare il processo patologico sottostante; per ridurre i livelli ematici di anidride carbonica si può comunque intervenire attraverso farmaci (broncodilatatori, antinfiammatori), ossigenoterapia, ventilazione meccanica e altri interventi che devono essere stabiliti in base al caso specifico.

In casi particolari può essere d’aiuto la riabilitazione respiratoria.

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