Il tremore è un movimento oscillatorio e ritmico di un segmento del corpo provocato dall’attivazione alternata di gruppi muscolari in antagonismo fra loro; può essere fisiologico o patologico.
Quello fisiologico è un fenomeno spontaneo presente sia durante la veglia sia durante alcuni fasi del ciclo del sonno. Tale fenomeno è leggerissimo ed è molto difficile rilevarlo se non attraverso apposite registrazioni strumentali; ha un’ampiezza bassissima e un’elevata frequenza (10-12 Hertz).
In alcune circostanze, quando tale condizione è accentuata da alcuni fattori, è possibile rilevarla visivamente. Tali fattori sono numerosi; ricordiamo a mo’ di esempio l’assunzione di determinati farmaci, sostanze o tossine (per esempio terbutalina, isoproterenolo, epinefrina, anfetamine, inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina, antidepressivi triciclici, levodopa, litio, mercurio, piombo, arsenico, caffeina ecc.), determinate condizioni patologiche e no (stati ansiosi, eccitazione, paura, ipoglicemia, astinenza da alcol o da sostanze stupefacenti, stanchezza, tireotossicosi, feocromocitoma, febbre ecc.).
Il tremore fisiologico tende ad aumentare con l’avanzare degli anni tant’è che si parla di tremore senile, anche se, secondo diversi autori, tale definizione non è da ritenersi del tutto corretta.
Quello patologico è invece un fenomeno più importante che può riconoscere cause molto diverse fra loro.
Esistono numerosi modi di classificare il tremore; una prima grande suddivisione può essere fatta fra tremore parkinsoniani e non parkinsoniano, rientrano in questa ultima categoria tutti quei tremori che non sono relazionabili al morbo di Parkinson.
Tremore parkinsoniano
Il tremore è uno dei segni principali della malattia di Parkinson (fa parte, insieme ad acinesia e rigidità, della cosiddetta triade del morbo di Parkinson). Solitamente ha un esordio monolaterale, si manifesta in condizioni di riposo e ha la tendenza a interrompersi nel momento in cui un soggetto inizia l’esecuzione di un movimento di tipo volontario.
Nel tremore parkinsoniano l’oscillazione è lenta (cinque-sei oscillazioni al secondo); l’atteggiamento delle mani ricorda i movimenti che vengono fatti quando si procede al conteggio delle banconote. Può interessare anche i piedi, le labbra e la mandibola; il tremore del collo e quello del capo sono invece meno frequenti.
I movimenti possono essere più o meno accentuati a seconda della condizione emotiva della persona; solitamente il problema peggiora quando il soggetto è emozionato, mentre tende a migliorare se, al contrario, si sente tranquillo.
Molte persone affette da morbo di Parkinson, oltre al tremore esterno, che risulta ben visibile, riferiscono anche una sensazione di tremore interno.

Il tremore delle mani è uno dei segni del morbo di Parkinson.
Classificazione
Come già accennato precedentemente, sono diverse le modalità di classificazione dei tremori. In apertura abbiamo già trattato di quello fisiologico; forniamo quindi qualche cenno su quello patologico.
I tremori di tipo patologico possono essere suddivisi nelle seguenti forme:
- a riposo
- posturale
- cinetico.
Per indicare l’insieme dei tremori posturali e dei tremori cinetici si usa spesso l’espressione tremori d’azione.
Quello a riposo è presente nel morbo di Parkinson (tant’è che a volte viene definito come tremore parkinsoniano), ma tale patologia non è la sola a essere associata a questo disturbo; ricordiamo infatti morbo di Wilson, lesioni mesencefaliche causate da ictus, traumi o patologie demielinizzanti, degenerazione epatocerebrale non-wilsoniana ecc.
Quello posturale si verifica quando ci si sforza di mantenere attivamente un arto in una posizione fissa; scompare quando si ha il rilassamento muscolare completo; provoca disturbi funzionali che possono decisamente ridurre la qualità della vita (problemi per bere mangiare, scrivere ecc.). È tipico di una condizione patologica nota come tremore essenziale.
Quello cinetico fa la sua comparsa durante l’esecuzione di movimenti volontari; è tipico di lesioni cerebellari (lesioni al cervelletto).
I tremori possono essere classificati anche in base alla loro frequenza; secondo questo criterio si distinguono tremori a bassa frequenza (quelli che arrivano fino a 3-4 Hz), a media frequenza (da 5 a 8 Hz) e ad alta frequenza (>8 Hz).
Di seguito un elenco dei vari tipi di tremori e la relativa frequenza:
- cerebellare (1-4 Hz)
- parkinsoniano (4-5 Hz)
- essenziale (5-8 Hz)
- da freddo o da paura (7-8 Hz)
- fisiologico (8-12 Hz)
- ortostatico (8-16 Hz)
- tireotossico (10-16 Hz).
Tremore: tipologie particolari
Analizziamo di seguito alcune particolari tipologie del disturbo.
Tremore di Holmes – In passato veniva definito tremore del nucleo rosso, mesencefalico o rubrale; ora queste definizioni, seppure ancora utilizzate, stanno cadendo in disuso. Questa tipologia è solitamente provocata da lesioni a livello mesencefalico o vascolare, ma in alcuni casi le lesioni possono essere localizzate a livello del talamo o del cervelletto e possono essere dovute a tumori, infezioni, traumi ecc.
Tremore primario della scrittura – Viene definito così quel tremore che fa la sua comparsa esclusivamente durante l’esecuzione dello scrivere in assenza di qualsiasi altro tipo di disturbo del movimento.
Tremore essenziale – Molti lo considerano una patologia del movimento; con ogni probabilità è quella più frequente (si ritiene nei sia affetto un numero di persone compreso fra il 2 e il 5% della popolazione). Ne sono colpiti in ugual misura uomini e donne. L’incidenza della patologia aumenta con l’avanzare dell’età. Nonostante la relativa frequenza, i meccanismi alla sua origine non sono del tutto noti. Alcuni ipotizzano che si tratti di “un’esagerazione” del tremore fisiologico. Alcune recenti ricerche hanno mostrato che i soggetti che presentano una mutazione nel gene Lingo1 hanno un rischio aumentato di contrarre la malattia.
La condizione riguarda il capo, le estremità distali degli arti superiori e la voce. Il tremore può essere presente simultaneamente in vari distretti o può presentarsi in modo isolato agli arti superiori. Non è relazionabile con altre patologie e quindi chi ne è affetto non dovrebbe temere una sua degenerazione in altre patologie più gravi.
La diagnosi di tale patologia è essenzialmente clinica; gli arti protesi in estensione evidenziano tremore posturale; la cosiddetta prova indice-naso mette invece in evidenza il tremore cinetico.
È necessario distinguere il tremore essenziale da quello parkinsoniano; esistono metodologie diagnostiche (SPECT di flusso cerebrale con DATscan) che consentono la differenziazione fra le due diverse tipologie.
Il trattamento è di tipo farmacologico; generalmente vengono somministrati propranololo (un beta-bloccante) oppure il primidone; in alcuni casi vengono somministrati entrambi. Esistono molti altri farmaci che sono utilizzati, ma la loro efficacia è statisticamente inferiore a quella dei succitati medicinali, anche se alcuni di essi però possono risultare estremamente efficaci nel caso particolare.
In casi di una certa entità si ricorre talvolta alla somministrazione di botulino; nei casi invece particolarmente gravi che possono dar luogo a vere e proprie invalidità si può tentare il ricorso alla chirurgia (stimolazione cerebrale profonda dei nuclei del talamo).